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Andrzej Kałuża, 2017-01-20
Stargard

Inne języki obce, Różne

Le sfumature di alcuni colori nella lingua italiana e francese / The nuances of selected colors in Italian and French / Odcienie wybranych kolorów w języku włoskim i francuskim

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Streszczenie
Niniejsza praca składa się z trzech działów, dwóch teoretycznych i jednego zawierającego praktyczną analizę dokonaną na bazie słownika włosko – francuskiego Bocha.
Interesuje nas problematyka kolorystyki we współczesnej lingwistyce włosko – francuskiej. Jednakże zdając sobie sprawę, że niemożliwym byłoby dla nas opisanie wszystkich kolorów, prowadząc rozważania w dziale pierwszym, dotyczące kolorystki z punktu widzenia filozofii i estetyki, obraliśmy kierunek, który to skupił nasze działania na poszukiwaniach wokół wszechobecnej kolorystyki okresu średniowiecza. Kolorystyka ta wyrażona symboliką, jest ukoronowaniem czci wobec tego co święte, boskie, wieczne, ogromnego zabarwienia uczuciowego do wszystkiego co było nią wyrażone. W tym dziale przedstawiliśmy także typy ekwiwalencji oraz zwróciliśmy uwagę na idiomy często występujące w naszym codziennym języku.
Dział drugi po krótkiej prezentacji słownikowej skupia się wokół wariantywności oraz konotacji, asocjacji kolorów we współczesnych językach. Zwracamy przede wszystkim uwagę na moc poszczególnych kolorów wyrażoną liczbą ekwiwalencji oraz ich zabarwienie uczuciowe i estetyczne.
Trzeci ostatni dział to praktyczne działanie polegające na analizie słownikowych ekwiwalentów. Rozpatrywaliśmy w tym dziale trzy podstawowe ekwiwalencje typu: całościowego, częściowego oraz zerowego. Dział kończy się podsumowaniem statystycznym korpusu egzaminowanego oraz uogólnieniami odnoszącymi się do całej pracy.

Słowa kluczowe
leksykografia tradycyjna; lemma, lemmario, wyraz tłumaczony; słowniki: w kolejności alfabetycznej, nie wyspecjalizowany, dwujęzyczny; ekwiwalencja: całkowita, częściowa, zerowa; lokucja; lux, lumen, claritas; badane kolory: biały, złoty, żółty, niebieski, czerwony, czarny.


Le sfumature di alcuni colori nella lingua italiana e francese
Sommario
Questo lavoro si compone di tre capitoli in cui sono due teorici e uno che contiene l’analisi pratica effettuata sulla base del dizionario italiano - francese di Boch.
Siamo interessati alla questione dei colori nella linguistica moderna italiano - francese. Tuttavia, rendendosi conto che sarebbe stato impossibile per noi di descrivere tutti i colori, conducendo le considerazioni teoriche nella prima sezione per quanto riguarda i colori dal punto di vista della filosofia e dell'estetica abbiamo scelto la direzione che ha concentrato i nostri sforzi d’esplorazione intorno ai colori onnipresenti del Medioevo. Questi colori sono espressi dal simbolismo. Essi esprimono il culmine rispetto per ciò che è santo, divino, eterno, creano un enorme sensazione emotiva a tutto ciò che è stato espresso da loro. In questa sezione abbiamo anche presento i tipi di equivalenza e abbiamo prestato molta attenzione ai modi di dire spesso presenti nel nostro linguaggio quotidiano.
La seconda sezione, dopo una breve presentazione del dizionario si articola attorno a diverse varianti concettuali e connotazioni le associazioni di colori in lingue moderne. Attingiamo principalmente sulla forza di ogni colore espressa in numero d’equivalenti e della loro sfumatura emotiva ed estetica.
Terza ed ultima sezione è un'attività pratica, attraverso l'analisi degli equivalenti del nostro vocabolario. Abbiamo preso in considerazione teoricha tre tipi fondamentali dell’equivalenze: tipo piena, parziale e zero = nulla. Il capitolo è concluso con una rilevazione statistica di corpus esaminato e delle generalizzazioni riguardanti il lavoro intero.

Parole chiave
lessicografia tradizionale; lemma, lemmario, traducente; dizionario: alfabetico, non specializzato, bilingue; equivalenza: totale, parziale, nulla; locuzione; lux, lumen, claritas; i color primari: bianco, oro, giallo, blu, rosso, nero.


The nuances of selected colors in Italian and French
Abstract
This work consists of three chapters: two theoretical and one which includes practical analysis based on Italian - French dictionary by Boch.
We are interested in the issue of the colours in modern Italian - French linguistics. However, realizing that description of all colours would be impossible for us, reflections about the colours from the point of view of philosophy and aesthetics are conducted in the first, theoretical section. Therefore, we have chosen the direction which has focused our efforts on exploration for the ubiquitous of the colours as far back as the Middle Ages. Colouring is expressed by the symbolizm. It is the crowning honor towards everything what is sacred, divine and eternal. It creates a huge emotional feeling to all that has been expressed by the colours. In this section we also present the types of equivalence and we pay much attention to the idioms often occured in our everyday language.
In the second section, after a short presentation of the dictionary, we are concentrated around different conceptual variety and connotations, associations of the colours in modern languages. Above all, we pay attention to the strength of each colour in number of equivalents and their emotional and aesthetic tinge.
A third and final section is a practical activity involving the analysis of the vocabulary equivalents. In this section three basic types of equivalences are considered: comprehensive, partial and zero. The chapter ends with a statistical summary of corpus examined and generalizations which are related to the whole work.

Keywords
traditional lexicography; lemma, lemmario, translated word; dictionary: semasiological - ,,against "onomasiological - ,,reverse side '', alphabetical, not specialized, bilingual; equivalence: total, partial, zero; locution; lux, lumens, claritas; the primary colours: white, gold, yellow, blue, red, black.


Capitolo I. Considerazioni teoriche – estetica e simbologia dei colori
I colori circondano gli uomini dalla loro nascita. Il colore è capolavoro della natura e della creazione, l’opera in cui siamo alla ricerca delle esperienze artistiche. Noi umani strappiamo dalla natura quest’esperienza coloristica per transformarla nell’immagine tangibile come se forse un giorno dovesse venire a mancare. Se ci fossero bastati per lo spirito quei colori che ci stanno circolando intorno, la transformazione della realtà non sarebbe certo stata una necessità. Ai colori vengono attribuite diverse emozioni perché alcuni di essi, quelli attraenti che ci hanno sempre incantato, hanno avuto il privilegio di abbellire le corti reali ed i palazzi signiorili splendendo dai capolavori degli artisti più grandi. Facendo affidamento ai colori attribuiamo alla loro eccelenza i vari significati che resistono alle spiccanti sciagure che s’abbattono sui gusti. Gli uni, sorti dagli altari, come l’oro, esaltano la vittoria furiosa, gli altri, come il giallo, presentano la tragica decadenza. Essi sono per noi caldi o freddi, piacevoli o no. Si potrebbe dire che tra di essi c’è un teatro bellico che provochi il saccheggio dei privilegi in cui ciascuno vorrebbe sentirsi quell’unico e il più bello come nella poesia intitolata ,,Tappeto’’ di Ungaretti che scrisse:
,,Ogni colore si espande e si adagia
negli altri colori
Per essere più solo se lo guardi’’ (Ungaretti, 1992: 8) [trad.prop.]
Cominciando il nostro percorso fra le sfumature delle considerazioni dei colori apparentemente umili vorremmo provvedere all’inizio con il principale pensierio estetico e filosofico per poter di seguito analizzare le nostre scelte lessicografiche.

1.1. Pensiero estetico
Chiunque abbia studiato a fondo una lingua qualsiasi, deve essere in contatto con il suo aspetto socio-culturale, ne nota una varietà di modi di dire che ci circondano e imparane ad affrontarli. L'utente si rende conto del fatto che la sua cultura linguistica, il suo modo di esprimersi e di reagire non è univoco. Il modo di presentazione della realtà dipende da numerosi fattori esterni ed interni, come: tratti caratteristici di una data popolazione, area geografica abitata dai parlanti, credenze e le altre divinità che sono particolarmente legate a una comunità linguistica e alle norme linguistiche. Come leggiamo nell’articolo di Szostkiewicz (2012: 71) dedicato alla correttezza del linguaggio, l’autore parlando della norma scrive che: ,,norme linguistiche possono essere suddivise in usuali (dal latino usus – utilizzo, il modo d’uso), e codificate (regolate da un gruppo di persone, di solito, i specialisti)’’ [trad. propr.]. Vivendo nell’epoca del pluralismo linguistico tra la democrazia delle libere scelte fatte attraverso i mezzi di comunicazione imitiamo spesso i modi di dire dei protagonisti che arrivano dallo schermo televisivo o modi usuali delle comunità di cui facciamo parte. Tra questi modi ci si presentano i colori facendo la nostra vita più significativa e più sensuale. I colori fanno parte indispensabile dell’arte. Già Humboldt (in Andrzejewski, 1989: 129) sosteneva che l'arte apra nell’uomo alcuni meccanismi che fanno sì che l'uomo abbia voglia di aprire la sua fantasia, la quale potrebbe permettere ad un essere umano di sviluppare l'idea dell’umanesimo. Questo filosofo discerne ,,le arti percepite tramite l’udito e le arti visive […]. Le arti dello ,,stato d'animo'' sono sempre ritmiche, possono interagire sia con il suono sia con il ritmo (la musica), oppure tramite il ritmo della linea, delle immagini e colori (l’arte decorativa), o alla fine attraverso il ritmo del movimento (la danza)" (Andrzejewski, 1989: 121) [trad. prop.]. Indubbiamente l'arte permette agli individui sensibili di provare le estasi estetiche, lo sviluppo degli orizzonti illimitati del pensiero, rapimenti emotivi esterni o interni, può estenuare, imbellire e anche imbarazzare l’uomo. Dunque, le immagini dei Santi, della Vergine Maria, di Gesù Cristo vestiti di oro, blu o rosso dovevano mostrare, attraverso il colore riservato solo a loro, la loro divinità e la grandezza infinita, invece il nero doveva provocare una paura ancestrale delle profonde sofferenze infernali. Il filosofo sopra citato parlando della bellezza la descrive come qualcosa che si trova oltre, è più che una realtà dove si connette e collega tutto quello che è sensoriale ed extrasensoriale. Andrzejewski (1989: 124) ha presentato inoltre il pensiero di due altri filosofi scrivendo che: ,,Epicuro e Burke prendono la posizione di un’unità psicosomatica dell'uomo. Quindi, sensazioni estetiche vissute da noi devono in qualche modo influenzare la nostra salute e il nostro comportamento e le nostre azioni" [trad. prop.]. Queste impressioni estetiche hanno la loro riflessione nella lingua, nelle parole che usiamo, quindi ci possono essere diverse relazioni, referenze tra la connettività, collegamenti o connessioni fra di essi. Il professor Bartmiński (in Krzemińska, 2012: 62) sottolinea che: ,,la cultura intera è presente nella lingua che è l’archivio della memoria, in più, è l’aria della cultura senza la quale non è possibilile respirare, cioè sviluppare i contatti sociali [...], nella cultura non esiste l’elemento più grande che abbia una forza simile alla lingua. Essa può interpretare tutto inclusa se stessa’’ [trad. propr.]. La cultura ci costringe a un dato comportamento, a usare uno scenario linguistico, è ciò che suggerisce che in una data lingua, vista la diversificazione culturale ed emotiva, alcuni caratteri del discorso saranno più significativi nell’uso degli altri.
Dopo aver brevemente parlato del pensiero estetico passeremo adesso ad affrontare il pensiero filosofico. Tutti e due hanno i loro collegamenti con i colori.

1.2. Pensiero filosofico – il linguaggio
Humboldt (in Andrzejewski, 1989: 157) nelle sue teorie sul linguaggio ha trattato dell’emanazione dello spirito. Così è possibile definire il concetto di lingua che non è, secondo lo studioso, un prodotto che emerge attraverso l'esperienza perché non corrisponde alle risposte dell'ambiente. ,,Nella lingua è codificata una certa, accettata conoscenza sociale del mondo e dell’uomo. Questa idea risale ad Aristotele’’ sostiene il professor Bartmiński (in Krzemińska, 2012: 64). ,,Per poter usare la lingua in modo efficace – scrive Dżereń-Głowacka (2012: 88) – bisogna attenersi alle regole accettate. Paradossalmente il gioco con la convenzione, infrangere le regole accettate del linguaggio – a causa della mancanza di comprensione delle intenzioni del messaggio del mittente – può a volte essere percepito come l’uso delle potenzialità nascoste’’ [trad. propr.]. ,,Questa è la dimensione della lingua che può scegliere un oratore’’ (in Cieśla, 2012: 78) [trad. propr.]. Citando il professor Głowiński (2012) il quale è stato intervistato da Cieśla (2012) abbiamo voluto sottolineare la ricchezza e le possibilità della lingua. Il linguaggio è un'attività continua, un oggetto di cambiamento costante: ,,Lingua è ciò che costantemente passa, ma allo stesso momento si sta sottomettendo alla creazione recente, si tratta di un lavoro costante dello spirito" (Andrzejewski, 1989: 157) [trad. propr.]. Così come passano le stagioni, passa la moda con le sue usanze dei colori vivi o stonati. I modi di dire non si trovano neanché allo stesso livello d’uso. Ma in questo caso non decidono le stagioni ma piuttosto secoli di abitudini, cambiamenti, rivoluzioni, tragedie umane o casi particolari imprevedibili – oggi anche i mezzi di comunicazione di massa, lo sviluppo della tecnica e delle industrie. Alcune strutture grammaticali restano invariabili, altre sono sottoposte ai capricci della moda e subiscono facilmente dei cambiamenti strutturali: ,,Struttura grammaticale è favorevole al miglioramento delle espressioni linguistiche e contribuisce pertanto allo sviluppo associato al linguaggio del pensiero [...] mentre desidera trovare nella lingua tutto quello di cui ha bisogno per dare un collegamento specifico tra idee’’(Andrzejewski, 1989: 161 - 162) [trad. propr.]. Certe volte le strutture grammaticali sembrano le stesse ma il pensiero espresso nei referenti tra le lingue cambia. Come ha notato Skommer (2006: 172-173) confrontando la lingua norvegese con quella polacca, il pensiero del concetto come: non ha gli stessi referenti ciò che non riflette le stesse idee nelle lingue a confronto. L’autore sottolinea: ,,L'inchiostro non è referente comparativo del nero in norvegese, anzi in norvegese mancano i riferimenti di questo colore che si potrebbero considerare come un prototipo. Comparazione: notte, corvo, catrame, carbonio” [trad. propr.]. In ogni lingua ci sono i collegamenti specifici come dice Humboldt (in Andrzejewski, 1989: 129), ma seguendo il pensiero di Skommer (2006: 172 - 173) vediamo che le lingue hanno i loro referenti specifici. Questi cambiamenti ed usi di vari referenti cambiano o influiscono significamente il modo nel quale un dato gruppo percepisce il mondo perché la lingua, essendo a stretto contatto con il pensiero, non presenta quello che è stato prima fissato, ma la lingua da sola influisce in modo attivo quel fissamento (cfr. Humboldt in Andrzejewski 1989: 129). Siamo d’accordo con Wilhelm Oswald (in Szymborski, 2012: 9) il quale ha comparato la lingua ai mezzi di comunicazione che hanno il compito di trasportare i passeggeri da una città in un’altra. In questo caso non stiamo parlando del treno al quale essa è stata paragonata ma parliamo del pensiero che si transporta da un cervello ad un altro sotto la forma della frase od un altro elemento dell’atto linguistico. Come ha notato il linguista Naom Chomsky (in Szymborski: 9): ,,una frase della comunicazione ha soltanto un'importanza secondaria ed è meno importante essendo solo lo strumento che serve al pensiero” (in Szymborski: 9) [trad.propr.]. La teoria degli atti linguistici presentata da John Austin e John Searle (ibidem: 9) ha indicato l’obiettivo della comunicazione. Il suo obiettivo è quello: influenzare il comportamento dell’interlocutore, mostrare le emozioni, essere presente negli atti dichiarativi e finalmente avere come intendimento la creazione d’un qualcosa di nuovo. Il linguaggio che è nato nel cervello umano, è soggetto da secoli ad un’evoluzione continua. La teoria della torre di Babele mostra una grande varietà linguistica. Più di settemila lingue esistenti nel mondo addita più di settemila modelli fondamentali di espressioni e tanti modi di dire quante persone sono disposte ad usarli.
In questa parte abbiamo esaminato uno dei punti di vista sul linguaggio presentati dai filosofi e dai linguisti. La lingua italiana, che è oggetto della nostra ricerca, viene dal protolinguaggio, la lingua come scrive Rosół (2012: 17), ,,che dall’altra parte è diventata anche essa la proto-lingua per il francese, l’italiano, lo spagnolo, il rumeno e diverse altre lingue note come romanze’’ [trad. propr.]. Queste lingue derivano dalla lingua praindoeuropea e non come il polacco dalla lingua protoslava. Dunque supponiamo che ci siano numerose somiglianze tra l’italiano e il francese nelle loro costruzioni. Esse saranno l’obiettivo della nostra ricerca.
Nel 1.3. ci fermeremo ad analizzare la definizione di lessicografia, e ci soffermeremo sui concetti di fraseologia.

1.3. Definizione
In questa parte ci concentreremo sul dizionario perché è nel nostro interesse analizzare la parte di un dizionario riguardante i colori. Come scrive Chlebda (2013: 29) ,,il dizionario è principalmente una dichiarazione di realtà’’ [trad. propr.]. I dizionari enciclopedici parlano di realtà extralinguistica, quelli filologici parlano invece della realtà del linguaggio come sottolinea l’autore analizzando i dizionari dal punto di vista della teoria di un lessicografo. Nel suo lavoro di ricerca intitolato: ,,Principi teorici della compilazione del dizionario fraseologico italiano-polacco’’ (Pronińska, 2005: 9), definendo la lessicografia tradizionale, l’autrice ha richiamato i nomi di Migliorini (1961) ed Ullmann (1966) che presentano questo termine come una compilazione dei dizionari o come tecnica di arte che consiste nel compilare un dizionario. Il dizionario è un testo specifico, una dichiarazione soggettiva della realtà la quale possiede un destinatario (Chlebda 2013: 30), è un testo come scrive (Miodunka 1989: 215) ,,specifico, coerente con le norme speciali che fanno di questo testo un genere letterario separato’’ (Miodunka 1989) [trad. propr.]. Pronińska (2005: 9) nota che: ,,la nuova lessicografia comprende due tipi di attività: (i) la teoria lessicografica che concerne la ricerca scientifica avente come oggetto il dizionario e (ii) la pratica della compilazione dei dizionari. […] …si ricorre alla coniazione di una coppia di termini che stanno ad indicare rispettivamente la componente di teoria e di pratica del lavoro lessicografico, inteso come attività generale avente come oggetto e scopo il dizionario’’. Quindi il dizionario viene presentato come un lavoro soggettivo, contenente le norme specifiche e tenendo conto alla teoria lessicografica si mostra sempre come un'opera speciale.
Avendo già invocato il pensiero sia estetico sia quello filosofico-teorico di Humboldt (in Andrzejewski, 1989) con presentare la lingua e l’idea, per uso di questo lavoro, basando sul dizionario francese-italiano; italiano-francese di Boch (1988), edizione di Zanichelli e conoscendo il punto di vista di Pronińska (2005) siamo propensi a considerare completa definizione che comprende il lavoro lessicografico come arte della compilazione del lessico di una data comunità linguistica, che rappresenta il suo patrimonio culturale in modo adatto agli utenti stranieri o nativi, presentando ovviamente in modo descrittivo le massime possibilità del pensiero e possibili fissamenti dei referenti presenti in un dizionario. Noi non stiamo parlando del dizionario online. Esso si può sempre migliorare e non ci sono restrizioni di volume come scrivono Przybylska, Żmigrodzki, Węgrzynek (2013: 17). Siamo d’accordo con Pronińska (2005: 10) che il termine lessicografìa va usato per indicare (insieme) sia gli aspetti teorici (metalessicografia) sia quelli pratici che ,,hanno come obiettivo finale il dizionario”. Il nostro scopo invece viene presentato sotto nella descrizione dei tratti caretteristici che ci hanno contrassegnato la strada cominciando con le scelte lessicografiche.
La locuzione è il secondo termine che è necessario spiegare. Essa usata nelle costruzioni fraseologiche verrà anche esposta nella presente analisi in brevi brani presi dalla letteratura, e dalla poesia dei grandi artisti, tradotti da noi, per mostrare l’uso delle locuzioni apposite dei colori scelti come oggetto di questo lavoro. Questo termine solitamente viene usato quando parliamo delle funzioni che indicano alcune unità come: ,,nome (ferro da stiro, macchina da scrivere), aggettivo (stanco morto, ubriaco fradicio, di fondo, a buon mercato), avverbio (a macchina, via via, ogni tanto), preposizione (grazie a, prima di, al di là, salvo a)’’ (Pronińska, 2005: 71). Anche Nowakowska (2013: 41) scrivendo sulle costruzioni fraseologiche comparative nella fraseologia polacca nota che le costruzioni comparative sono registrate sotto le voci di verbi, di aggettivi, di preposizioni ,,dove il punto di partenza è sempre base della comparazione (tertium comparationis) [...] e sotto le voci di nomi dove il punto di partenza è la parte comparativa (comparatum) per esempio: biały jak śnieg’’. Nel linguaggio, nel discorso quotidiano queste unità possono spesso palesare anche le espressioni idiomatiche. I lemmi e i loro traducenti esaminati da noi indicheranno di certo codesti collocamenti specifici che saranno il nostro obiettivo.
Abbiamo presentato le definizioni necesarie dal punto di vista di questa tesi. In seguito spiegheremo la scelta dei colori con una breve giustificazione.



1.4. Colori scelti
Per pittori, aristi medioevali ed i destinatari dei capolavori tutto ciò che era luminoso, era vicino a Dio ed ecco il motivo per il quale i medioevali utilizzavano i colori elementari, semplici. L’oro, il giallo, il blu, il rosso, i colori semplici che, non avendo delle sfumature, presentavano la Divina Provvidenza, attirando l’anima dell’uomo verso la bellezza impercettibile, non visibile. Questa invisibilità della bellezza e della verità, la quale non sarebbe mai percepibile ad un essere umano, da un essere vivente, non potrebbe essere data a lui prima della sua morte. Essa diventava accessibile grazie all’inesaurita preghiera, un enorme sacrificio e la mortificazione del corpo. I colori primari: blu, rosso e giallo in Medioevo non dovevano essere sfumati, ma forti. Questo gioco sui colori elementari senza sfumature diede ai colori i significati simbolici. Come ogni cosa nell’universo aveva il suo significato particolare durante il Medioevo anche i colori avevano i loro particolari, come il nero, il colore del diavolo. Nel Medioevo questo colore non veniva utilizzato o veniva utilizzato poco come per esempio nelle scene dell’Apocalissie. Ciò che era luce era vicino a Dio, ciò che non aveva luce, non splendeva, era tenebre e era vicino al diavolo. Durante quel periodo non c’erano le ombre, le ombre furono solo scoperte da Caravaggio che è il maestro delle sfumature della luce e del buio. Secondo uno stereotipo classico il Medioevo, privo di scoperte per l’umanità è un lungo periodo di buio caratterizzato da guerre ed le morti. Ma non è un periodo di lunga transizione tra l’étà Romana e la civilità del Rinascimento. Per poter comprendere a pieno il significato estetico del periodo medioevale dovremmo partire da una considerazione, in base alla quale viene definita la metafisica della luce. Così potremmo capire a pieno perché la Madonna o l’angelo non potevano avere delle ombre, invece il viso di Maddalena viene caratterizzato da una bellezza triste destinata a sfiorire, presenta una luce di una candela che è fiacca.
La luce che si trova nei colori primari ha, come abbiamo descritto sopra, il significato mistico durante il Medioevo, ed è anche per noi un simbolo di misticismo. Visto che la nostra tesi di laurea ha le sue misure, ci limitiamo solo a questi colori primari che venivano utilizzati durante il periodo medioevale. La luce, essa stessa, parlando della metafisica, portava almeno tre significati come: lux, lumen o claritas. Ci interessa di più quello che presenta claritas: ciò che è incorruttibile, la luce che non si può corrompere, la luce dei santi. Avendo visto l'importanza dei colori che raffigurava l’epoca medievale abbiamo deciso di scegliere da analizzare nella tesi i colori: bianco, oro, giallo, blu, rosso, nero.
Nel 1.4.1. parleremo del significato e dell'importanza del colore nel mondo ancestrale.

1.4.1. Significato e l'importanza del colore nel mondo ancestrale
L’estetica dei colori attribuiva alla luce un valore mistico, spirituale. Siccome, gistificando all’inizio del nostro lavoro la scelta fatta dei colori, abbiamo revocato i tempi ancestrali del Medioevo, a questo punto vogliamo spiegare dei significati che venivano attribuiti a questi colori partendo dal colore che potrebbe essere percepito come privo di pigmento, ovvero il bianco.
Il bianco che è associato con la morte, simboleggia anche il cambiamento di una condizione come passaggio, la transizione dalla verginità al matrimonio. Viene utilizato come un rito transitorio. L’assenza del colore può anche significare la rinuncia alla vita, delle attrattive. Il bianco se fosse stato il colore più che chiaro, avrebbe potuto essere dottato di portare il significato culturale più mistico, semplicemente più atraente, e non il significato di un lungo percorso, di una lunga strada, come quella di Dante attraverso l’inferno, purgatorio e paradiso.
La metafisica della luce, interpretando il mondo neoplatonicamente come irradiazione di Dio - Luce suprema, dava la massima importanza ad utilizzazione di quello che splende. La gente antica e non i cristiani rappresentava Dio come la luce, anzi claritas. I colori tanto più brillanti sono tanto più belli e tra di loro il più brillante e l’oro che certamente rapresenta la luce, la quale è collegata con la presenza di Dio. Se quello non fosse stato così brillante non avrebbe potuto neanche avvicinarsi al trono della divinità. Come colore veniva applicato con delle lamine sottilissime dopo aver dato una distesa di supporto, la vernice dell'iniettore di rosso, cioè una miscela di argilla che serviva anche come collante, dando così l’effetto ancora molto più forte perché sotto c’era l’argilla rossa e sopra un lamine fine d’oro. Perciò possiamo chiederci se quello che ci apparve davanti ai nostri occhi, quello che avevamo già visto o vediamo ora è e fu l’oro? Che colore ha l’oro medioevale? Oggi non ha più importanza di che colore sia davvero l’oro. Gli è stato attribuito, come al colore più splendente, il valore assoluto simboleggiando quello che ci dà a tutti noi, la vita – la luce.
Insieme all’oro esisteva il giallo che invece è spesso considerato una degradazione, cioè un impoverimento. L’oro viene attribuito solo alle figure divine, invece il giallo è meno di Dio, non era degno d’arnare le sue vesti le vesti dei santi. Il giallo simboleggia dei traditori.
Il blu era il colore più pregiato nel Medioevo. All’inizio il blu non si riusciva ad ottenere con delle polveri che davano un effetto brillante. Intanto nel 1000, con la polvere di lapislazulo si otteneva una tonalità brillante, straordinaria con un effetto prezioso adatto alla veste della Madonna e dell’abito di Cristo. Data la preziosità del lapisazulo non si poteva utilizzare questo colorante per gli spazi molto estesi. Così si utlizzava una gerarchia di coloranti che esprimevano anche una gerarchia simbolica, delle tonalità del blu.
Il colore contrario al bianco è il rosso, associato al sangue, alla passione. Esso copriva non soltanto il corpo della Madonna, ma era anche il colore tradizionale del boia e della prostituta. Gli antichi romani associavano a questo colore il valore di dignità, di ricchezza e per quello portavano i vestiti rossi o bordati di rosso.
L’ultimo colore che si appoggia al bianco è il nero – l’assenza, la mancanza di luce quindi è il colore simbolo della morte e del rinuncio alle attrattive del mondo.
In tal modo in una maniera molto sintattica abbiamo esaminato l’importanza dei colori nel mondo ancestrale per poter, dopo quell’importante introduzione della tradizione e della cultura incluse nella estetica come scienza, scavare nelle viscere della simbologia.
Nel punto prossimo del questo capitolo cercheremo di chiarire nel 1.4.2. la simbologia dei colori in modo più vasto.

1.4.2. Simbologia dei colori primari
Volendo far chiarimento sulla simbologia dei colori partiremo dalla definizione della parola simbolo e simbologia prese dal Dizionario delle parole straniere a cura di Irena Kamińska-Szmaj (2002). Il simbolo può essere inteso in diversi modi. Per noi sarà compreso come un segno convenzionale o un motivo delle idee, che presenta o presentano qualcosa di cui sono oggetto, sostituendo questi segni o solo un elemento di loro particolari. Invece la simbologia viene compresa come: ,,presentazione di qualcosa attraverso dei simboli [...], credenze dei diversi popoli, e come estrazione di tutti i simboli di indigeni ed analisi di questi simboli e le loro relazioni” (Kamińska-Szmaj, 2002: 772). Siccome non ci occupiamo della simbologia in senso stretto, crediamo che questo tipo di definizione per le nostre esigenze possa essere sufficiente. Nella parte successiva proseguiremo con la simbologia dei colori.

1.4.3. Simbologia del bianco
Accanto ai significati già descritti sopra come quello della morte: ,,Biały jak całun” (Kuleszewicz, 2003: 15), il sudario in cui si avvolge il defunto, anche i visi dei morti si presentano pallidi, dunque anche per quello si mostrano le anime dei morti ed i corpi o vestiti bianchi. Il fantasma prende spesso questa descrizione vicina alla morte. Il bianco nell’estremo Oriente simboleggia il lutto ed è il simbolo della morte. Esso, oltre a simboleggiare il cambiamento di una condizione, può esprimere anche la purezza spirituale, in tal caso: Cristo, Dio, Sant’Angelo possono essere presentati in bianco. Come passaggio da uno stato ad un altro possiamo nominare la purificazione dai peccati dove l’anima umana si sta avvicinando all’ideale, infine è in grado di esprimere l'innocenza dei bambini durante il battesimo e fino ai giorni nostri questo colore è il colore dei matrimoni. Viene anche utilizzato come un segno di gioia: ,,Na każdy czas niech będą białe szaty twoje (Księga Eklezjastesa 9/8) [...]. In qualsiasi momento, che la tua veste sia bianca’’ (Kuleszewicz, 2003: 16) [trad. prop.], indica la gioia del festeggiare un momento prezioso. I vesti degli antichi sacerdoti furono spesso bianchi, il che ci fa pensare alla dignità, preesistenza, forza o il potere che furono connessi con loro.

1.4.4. Simbologia dell’oro
Oltre a quello splendore che manifesta, la luminosità, la sua rarità fu sempre molto apprezzato. Quell’apprezzamento delle sue qualità possiamo finora vedere nei palazzi, edifici sacrali, tempi, chiese, sui quadri ed nei musei. L’oro: il simbolo della ricchezza e della saggezza può rappresentare l’amore e la gioia della fede o lo spirito dell’amore, e, come avevamo già notato, rappresenta anche la gloria divina ed i valori della monarchia. È spesso visto come il simbolo elogio della ricchezza e falsi dei, se solo ci ricordiamo il vitello d'oro della Bibbia, ma la ricchezza, e il suo possesso dava i privilegi al re del sole, quello che simboleggia anche l’oro. Non possiamo dimenticare il simbolo di corruzione e di depravazione morale.
Concludendo possiamo dire che l’oro come il sole rappresentano l’energia, mantengono in se stesso, la forza che numerose persone vorebbero possedere, l’oro con la sua indefinità conquista, riesce a sedurre.

1.4.5. Simbologia del giallo
Non è mai stato così apprezzato come l’oro. Non splendendo così forte come l’oro, non essendo degno di decorare le vesti di santi, non ha acquisito una grande e gloriosa fama, ma piutosto la fama cattiva e come il figlio prodigo a volte restituisce il favore. Fu mostrato già nei tempi medioevali sui dipinti raffiguranti Giuda che portava sempre un cappotto di colore giallo come simbolo del tradimento e dell'umiliazione. Quel simbolo fu usato in Francia, dove le porte dei condanati per tradimento si dipingevano di giallo. Anche alcuni Ebrei in certi paesi furono forzati a portare un simbolo di giallo come il capello o la stella. Quel simbolo crudele doveva ricordare il tradimento di Gesù. Studiando il dizionario di Kopaliński (1991: 1355 - 1356) troviamo anche il giallo come: ,,Zółta febra: rapresentante di una malattia tropicale molto pericolosa [..]; - flaga, come il significato di una malattia infettiva riscoperta sulla nave [...]; - prasa, che ci porta le informazioni sensazionali sui giornali’’, e altri significati (Kopaliński. 1991: 1355- 1356). Nel nostro lavoro faremo spesso riferimenti alle immagini letterarie, ma talvolta ci riferiremo alla pittura perché è veramente difficile trovare un riferimento positivo al giallo in letteratura. Dunque se pensiamo al giallo presentato come il ,,re’’ della tavolazza dei colori ci dobbiamo ricordare il giallo di van Gogh, e, come nota Kopaliński (1991: 1355- 1356) è un colore risalente: al grano in pugno pronto a raccogliere, ma ancora bagnato nel sole dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo; i girasoli, che alzano fieramente le teste verso il dio sole seguendolo dalla mattinata fino tarda sera, appassendo i loro petali nella notte stessa finché il loro amato sole non sorga nuovamente; o il ricordo del caffè giallo ad Arles che di sicuro deve essere associato ai momenti più intimi e piacevoli.

1.4.6. Simbologia del blu
Essendo avvolti in questo colore dalla mattina fino alla sera tarda dal cielo enorme non possiamo immaginare che una volta potrebbe venire a mancare o cambiare il suo colore come è spesso presentato negli’immagini della fantascenza. L’amore profondo che sembra che la gente abbia per il suo splendore è in polacco espresso nella locuzione: ‘być w siódmym niebie’ che riflette e rappresenta uno stato di estasi spirituale, della contentezza e soddisfazione. Supponiamo che questo colore compenetri con la vita dell’uomo, tra le arti, i significati innocenti e relgiosi che hanno connotazioni positive, e per i poeti sia, quello che per i contadini è il vomere che rompe la zolla, o quello che è per un fabbro il fuoco che arroventa e torce il ferro nelle sue mani per creare un nuovo ferro da cavallo, così il blu riesce ad arroventare, pur essendo il colore freddo, i cuori attraverso la lettera, il senso tattile attraverso per es. l’acqua, il senso visivo con l’azzurro del mare, o del cielo, o il blu degli occhi dell’amata, il senso uditivo conpenetri con il mormorio del mare ecc. Il cielo immenso come cantano i cantanti italiani è il posto dove c’è il Dio e gli dei. Il sangue blu è riservato solo a coloro che sono nati alle corti, ma le mandorle blu a tutti noi che avendo i cervelli aperti riusciamo ogni tanto ad immaginare il terreno dell’Eldorado dove scorrono latte e miele come dicono i polacchi. Esso ha numerose connotazioni buone che si difendono da sole, ma fra esse ce ne una che suona come un avvertimento, che nessuno ci chiami: ‘niebieski ptak’! Supponiamo che nessuno voglia avere un tale soprannome che porta una connotazione molto ampia dal senso acro e misero.

1.4.7. Simbologia del rosso
Questo colore associato spesso con il sangue, la criminalità, la macellazione è legato con il dio romano della guerra Marte e il pianeta omonimo. Esso è connotato con l'ira, la mascolinità e la vendetta, come se il colore che presenta la rabbia verso il mondo intero fosse un rappresentante dell'uomo – maschio. Il rosso è il colore che fa pensare al potere. Il canto di Bolesław Czerwiński del 1881, cantato sulle noti dei francesi porta solo nel titolo il colore rosso: ,,Czerwony sztandar”, ,,La bandiera rossa’’ (Zbigniew Adrjański, 2000: 157), ma è un’espressione dell’indipendenza, del dolore, della tristezza, e dell’amarezza, e alla fine della speranza di recuperare la terra perduta. Un altro canto del 17 o 18 maggio del 1944, ,,Czerwone maki na Monte Cassino”, ,,Papaveri rossi fiorivano sul Monte Cassino’’ (Adrjański, 2000: 157) [trad. propr.] si riferisce ai fiori i quali fiorivano dopo la battaglia o al sangue che come i papaveri riempiva le colline del Monte Cassino.
Un altro aspetto è quello che troviamo nella Bibbia. Oltre all’esposizione della vita e pericolo della morte, questo colore simboleggia anche il sacrificio cruento, fatto appositamente all’occasione della Pasqua di un vitello nella tradizione cristiana, o viene associato con l’empietà. Mentre nell'abbigliamento dei cardinali rappresenta la dignità e la grandezza. Il rosso è presente durante le feste natalizie come il simbolo della festa che ci porta un buon calore al cuore e ci fa pensare alla famiglia, agli amici, e a tutti quelli poveri e gli umili (Kuleszewicz, 2003: 45). Il vestito di Babbo Natale tutto rosso, bordato di bianco, distinto, simboleggia piuttosto l'impossibile passaggio al mondo irreale dove i doni si portano attraverso dei camini – (questo avviene certamente in Polonia perché non dimentichiamo che la Befana ha un posto tradizionale nella simbologgia italiana). Poi, abbiamo presente anche la festa popolare dell’amore del 14 febbraio con i cuoricini rossi.
Ma nel frattempo bisognerebbe meglio ricordare il rosso non come il colore del partito politico sinistro radicale, ma il colore rappresentante dell’affetto, del caldo e della dignità.

1.4.8. Simbologia del nero
Anche la simbologia di questo colore è molto vasta. Essendo limitati dello spazio possiamo menzionare solo alcuni significati più importanti. All’Est il nero è il simbolo dell’umiliazione, sia per la causa della nascita nella casta, clan, gruppo non privilegiati socialmente, sia a causa della schiavitù. Esso simboleggia il lutto. Parlando del bianco abbiamo già detto che presentava e presenta anche in alcune culture il simbolo della morte, ma certamente non nella tradizione europea che ha la sua fonte e le radici più profonde nelle tradizioni romane. Così come il nome degli animali veniva associato al nome dei sovrani ‘Riccardo Cuor di Leone’ che ovviamente aveva come scopo simboleggiare la sua prodezza, bravura, abilità e il suo valore, così il colore nero associato al nome del cavaliere poteva simboleggiare i colori araldici, o semplicemente le caratteristiche della personalizzazione, la natura del carattere. Basando sul dizionario di Władysław Kopaliński (1991: 176) possiamo nominare: ,,Leszek Czarny, Zawisza Czarny’’, caratteri personalizzati, esponenti della natura umana. Gli altri usi del colore nero presentati nel dizionario (op.cit. : 176) sono: ,,Czarna bandera […],- Bess […], - choroba […], - dama […], - flaga […], - gałka […], - giełda […], - izba […], - lista […], - magia […], - międzynarodówka […], - moneta […], - msza […], - owca […], - polewka […], - potęga […], - procesja […], - ręka […], - robota […], - sotnia […], - stopa […], - szabla […], - śmierć […], - wieża […]; Czarne berety […], - diamenty […], - koszule […], - podniebienie […], - to piękne […]; Czarno na białym […]; Czarny Douglas […], - gabinet […], - generał […], - kamień […], - kamyk […], - kodeks […], - kontynent […], - korzeń […], - ,,kościół’’[…], - kot […], - książę […], - las[…], - łabędź […], - papież […], - piątek […], - Radziwił […], - rynek […], - szlak […], - towar […], - wtorek […], - zwierz […]”, indicano la vastità dell’uso e un ampio significato espresso nella lingua polacca. Come si può notare il nero è spesso accoppiato con il significato negativo come una ‘pecora nera’. Con esso si potrà intendere una persona espulsa dalla comunità, causante della miseria o qualcuno che non è degno della nostra fiducia, di cui devremmo temere perché potrà provocare dei guai. I pensieri neri rivelano il pessimismo, l’ora nera indica il tempo molto difficile, invece magia nera è associata con i fenomeni soprannaturali, per non parlare delle liste nere e dei protagonisti neri come scrive Kuleszewicz (2003: 44 - 46). Il nero si presenta come il colore della morte, del malvagio, il colore di Satana, della condanna e della rovina apocalittica. Mickiewicz presentò in Pan Tadeusz il ‘brodo nero’ come il fatto significativo del rifiuto della portata di mano della figlia.
Ma oltre a un ampliamento vasto della simbologia rappresentata dal nero non bisogna dimenticare che questo colore viene anche nella tradizione cristiana presentato come simbolo dell'umiltà, del disprezzo della vita mondana, della pudicizia verso il carattere isterico che presenta la folla selvaggia. E infine le donne in Polonia spesso mettono una piccola nera – un vestito semplice ed elegante.
Finendo la nostra analisi della simbologia dei colori passeremo ora ai modi di dire ed i proverbi di cui i colori fanno parte.

1.5. Proverbi e modi di dire
Un'altra questione importante è la presenza di proverbi. Il campo di proverbi e di modi di dire come sottolinea Osmańska-Lipka (2012: 197– 208) è estremamente ricco, ma dall’altra parte è molto difficile perché presenta l’ambito di pensiero linguistico. ,,Secondo l'approccio tradizionale i modi di dire facenti parte del lessico mentale sono stati considerati come l’insieme specifico all'interno di una categoria più ampia delle parole (Carter, McCarthy 1988: 19 in Osmańska-Lipka 2012: 197). [...] Il generativismo aveva presunto che essi come unità non transparenti e non analizzate, siano la prova dell'esistenza dei componenti di trasformazione di tipo lessicale” [trad. propr.]. Lo studio sul linguaggo delle espressioni fisse è cambiato con il mutamento del paradigma. Numerosi scienziati cognitivisti, durante le discussioni sul linguaggio hanno contestato il dogma di questo pensiero. ,,Secondo un nuovo approccio linguistico i modi di dire sono creazioni del nostro sistema concettuale e non è solo una questione di lingua’’ (Osmańska-Lipka 2012: 197) [trad. propr.]. Ciò trova conferma nella tradizione orale, come scrive Kozłowska (2012: 42), perché le lingue mettono in guardia un’indicazione, una massima o un motto. La questione della definizione di un’espressione fissa non è una cosa semplice, come scrive Osmańska-Lipka (2012: 197) basandosi sul dizionario di parole straniere PWN del 2004 possiamo riportare che: ,,un’espressione fissa è un’espressione appropriata per una determinata lingua che non si può correttamente tradurre in un'altra lingua, perché il suo significato non risulta dai singoli componenti che la costruiscono (Słownik wyrazów obcych PWN 2004: 385-386 in Osmańska-Lipka, 2012: 197). [...] in seguito in Osmańska-Lipka (2012) individuiamo - Irujo (1986) che definisce i modi di dire come espressioni convenzionalizzate la cui importanza, il significato finale non può essere il risultato dei significati dei singoli componenti’’ [trad. propr.]. Noi non invocheremo qui il processo di studi sui modi di dire perché non è oggetto del nostro lavoro, cioè non parleremo di modelli composti, ibridi ma ci interesseremo dei modi di dire composti di colori. Essi sono particolari perché hanno il carattere universale grazie alle associazioni simili nella lingua madre e nella lingua straniera. La loro natura specifica viene associata al simbolismo dei colori nelle culture, ed essa può presentarsi simile di cultura in cultura: to be green, essere verde, być zielony/m; to paint the town red, pomalować na czerwono miasto, dipingere di rosso la città - presentano una forma nella quale la metafora possede il componente di realizzazione dell’idioma. I modi di dire come: as black as coal, nero come il carbone, noir comme du charbon, czarny jak węgiel; black hole, buco nero, trou noir, czarna dziura; black sheep, pecora nera, brebis galeuse (mouton noir), czarna owca presentano la trasformazione letterale di lingua in lingua dove il nero porta il significato negativo. Certamente bisogna essere attenti a essi che non portano lo stesso significato letterale, dove non è possibile rintracciare dalle parti letterali come: ,,- white elephant - *biały kruk, *słoń na szczęście, - green-eyed monster - *nie taki diabeł straszny jak go malują, - white lie - *każdy medal ma dwie strony, - between the devil and the deep blue sea - *pomiędzy niebem a piekłem’’ (Osmańska-Lipka, 2012: 204). Poi bisogna prestare attenzione: agli stereotipi ed i simboli come: ,,red letter day - *Walentynki, *dzień krwi, *zła wiadomość,*zły dzień, *dzień listów miłosnych, *dzień rozpaczy [...], rapporto tra la comprensione dei modi di dire e le loro immagini mentali, nel caso che essi non hanno degli equivalenti fedeli – between the devil and the deep blue sea, - all cats are grey in the night’’ (Osmańska-Lipka, 2012: 204).
I modi di dire, oltre ad essere utilizzati nel discorso, sono stati oggetto di pittura o della scrittura. In primo luogo Kozłowska (2012: 42) nomina Piter Bruegel il Vecchio, il pittore che nel 1558 ha presentato l’opera di dodici proverbi, tra i quali: ,,Rzucać perły przed wieprze” – ‘Gettare le perle ai porci’ [trad. propr.]. Questo modo di dire viene mostrato come un esempio del bianco puro: ,,del bianco inattaccabile, di forma perfettamente sferica [...] il simbolo prezioso, pregiato, ammirevole e stupefacente di ricchezza e del tesoro. Per i cristiani, simboleggiava il Regno dei Cieli’’ (Kuleszewicz, 2003: 188). Le espressioni di tipo: ,,mowa jest srebrem a milczenie złotem – la parola è d’argento, e il silenzio è d’oro; nie wszystko złoto, co się świeci – non è tutto oro quel che riluce’’ (Mazanek, Wójtowiczowa, 1988: 44) si differenziano dai proverbi. Essi hanno ,,in italiano equivalenti letterali o quasi letterali’’ (ibidem, 1988: 9). Queste espressioni si caratterizzano dal metaforico. Spesso vengono combinate delle loro parti semantiche che a quanto pare, non corrispondono apparentemente tra le diverse lingue: ,,ni pies ni wydra – né cane, né pesce [...] e questo nuance comparativo – linguistico può essere divertente perché: gl’inglesi dormono come fusto o tronco (sleep like a log) i polacchi invece come le pietre, i sassi. Nello stato di ebbrezza gli stessi non vedono come i polacchi i topi bianchi, ma gli elefanti rosa (to see pink elephants)’’ (Kozłowska, 2012: 43). Questa fraseologia idiomatica sia polacca che italiana presentata spesso nei libri appositi fa ,,parte di un comune patrimonio europeo che testimonia del profondo influsso dell’antichità classica, della letteratura di tutto il mondo e di altri contatti culturali, scientifici e politici’’ (Mazanek, Wójtowiczowa, 1988: 9) [trad. propr.]. Ma numerose volte un’espressione che sembra essere un modo di dire in effetti non lo è e può presentare solo un rapporto compito dagli arcaismi, per es.: ,,smalić cholewki” (zalecać się). Una volta questa espressione ‘smalenie’ portava il significato di annerimento delle scarpe, e con il catrame non aveva a che fare, come nota (Kozłowska, 2012: 43). Il concetto dei modi di dire certe vole viene compreso diversamente dai ricercatori. Può essere anche capito molto ,,largamente come costante collegamento avverbiale, o come le comparazioni popolari e finalmente come proverbi, detti, modi di dire’’(Zardo, 2002: 3). Come ha sottolineato Osmańska-Lipka (2012: 202) la comprensione di essi è spesso associata con il contesto della frase. Nella sua ricerca la studiosa (2012: 204 ) è giunta alla conclusione che può essere chiaramente visto il modello della: ,,trasformazione letterale (Bobro, Bell 1973), l'ipotesi di una progressiva rilevanza significatività del significato (Giora 1997), il modello della rappresentazione lessicale (Swinney, Culter 1979), e il modello di decomposizione (Gibs, Nayak 1989). Nel caso dei modi di dire i colori sono fortemente presenti, essi fanno la forma di realizzazione e il rapporto con la fraseologia’’. Così vediamo come è ampia la loro immagine nella ricerca lessicografica di oggi.
Nel prossimo capitolo dopo la presentazione del dizionario e dei colori, prima di parlare delle varianti di equivalenza dei colori scelti tratteremo di lessemi e del loro campo semantico.

1.6. Conclusione
Nel primo capitolo abbiamo presentato l'idea dell’arte dal punto di vista della filosofia estetica facendo ravvicinamento dell’oneste opinioni di filosofi come Humboldt (in Andrzejewski, 1989: 129) il quale, parlando della bellezza, l’aveva descritta come un qualcosa che si trova oltre la realtà ed Epicuro e Burke (in Andrzejewski, 1989: 124), che parlarono delle sensazioni estetiche dal punto di vista dell’influenzare la nostra salute, il nostro comportamento e le nostre azioni. Abbiamo mostrato che secondo Bartmiński (2012: 64) per poter fare l’uso efficace della lingua bisogna adeguarsi alle regole accettate. Esse, insieme al concetto dell’arte, ci permettono d’interpretare il mondo espresso nei colori perché la cultura ci costringe a un dato comportamento interptetativo.
In seguito abbiamo parlato dell’emanazione dello spirito come un lavoro costante del uomo sottolineando lo sviluppo della tecnica. Abbiamo fatto riferimento ai capricci della moda che subiscono i cambiamenti strutturali facenti miglioramenti delle espressioni linguistiche e per questo abbiamo presesntato la ricerca svolta da Skommer (2006) che aveva confrontato la lingua norvegese con quella polacca per mostrare che le lingue hanno i loro referenti specifici che non sono uguali. Riferendo a Wilhelm Oswald (in Szymborski, 2012) abbiamo mostrato il processo dinamico dello sviluppo della lingua confermando la teoria degli atti linguistici con il pensiero presentato da John Austin e John Searle (entrambe in Szymborski, 2012) come l’obiettivo della comunicazione. Nel 1.3. ci siamo soffermati da analizzare la definizione di lessicografia riguardanti concetti di fraseologia. Ne abbiamo invocate alcune citando Chlebda (2013), Pronińska (2005), Ullmann (1966), Migliorini (1961) o Miodunka (1989) per poter prendere in considerazione la definizione di Pronińska (2005) e di Humbold (in Andrzejewski, 1989) riguardante il lavoro lessicografico come l’arte della compilazione del lessico. In seguito abbiamo presentato la definizione della locuzione, dal momento che la sistemiamo, come necesaria dal punto di vista di questa tesi.
Nel capitolo seguente abbiamo giustificato la nostra scelta dei colori riferendo alla loro storia interpretativa del mondo ancestrale dando delle brevi quadri interpretativi nella cornice del passato per poter presentare la simbologia dei colori fatta separatamente in relazione a ciascuno di essi.
Il capitolo primo finise con una breve analizzi dei modi di dire ed i proverbi che prendono il posto particolarne in ogni sistema linguistico.

Capitolo II. Dizionario. Scelte lessicografiche
La scelta fatta da noi non è casuale. Il dizionario il quale presentiamo nella nostra tesi di laurea è il nostro primo dizionario con il quale abbiamo avuto a che fare durante i nostri studi negli anni Novanta del secolo precedente a Perugia in Italia. Allora si potrebbe anche dire che la scelta del dizionario è piuttosto sentimentale. Siccome insegnamo la lingua francese, vorremmo approfondire la nostra conoscenza lessicografica della lingua italiana e francese in modo che essa possa servire a noi ed ai nostri dipendenti, collaboratori delle lingue romanze, lavoratori del nostro liceo ed agli altri interessati d’approfondire quest’argomento.
Il problema principale è stato quello di rispondere alle seguenti domande: quali colori scegliere per il corpus del nostro studio, quanti lemmi esaminare, quale tipo di tipologia usare per proseguire il nostro lavoro e finalmente dove cercare le citazioni per dimostrare l’uso dei lemmi? Avendo riflettuto e svolto la ricerca, abbiamo deciso di fare di questo lavoro una tesi che ci servirà come guida ed il manuale fino a quando avremo lavorato come l’insegnante. Dunque la giustificazione delle scelte fatte da noi verrà presentata in seguito.

2.1. Scelta del dizionario
Nella presentazione del dizionario scritta dall’autore stesso a Roma nel 1985 leggiamo: ,,un dizionario che si rispetti è un po’ come la fabbrica del duomo: non è mai finito” (Boch, 1988: 5). All’inizio abbiamo dovuto fare la sintesi appropriata del materiale presentato. Ci rendiamo conto che non ci è possibile mostrare un materiale più vasto pertanto abbiamo scelto per il corpus il dizionario: Il nuovo Boch dizionario Francese Italiano; Italiano Francese di Boch.
Confrontando vari dizionari: italiano-polacco, polacco-italiano; francese-italiano, italiano-francese; francese-polacco, polacco-francese ci siamo resi conto che la postazione del materiale da dizionario a dizionario non è distintiva con vari numeri delle forme di lemmi. Numerose volte durante i lavori editoriali c’è la necessità di ridurre il dizionario eliminando le ripetizioni, dando le definizioni brevi e mostrando gli esempi più corti (cfr. Bańko, 2013: 9). L’autore scrive che: ,,la descrizione lessicografica da un lato deve essere esaustiva e precisa […] da l'altra parte essa deve essere semplice e sintetica’’ (op. cit.: 11). Siamo d’accordo con Bańko (ibidem: 15) che vede il futuro della fraselogia e lesicografia nell’appartenenza ai media elettronici che facilmente risolvono i problemi della quantità d’informazioni contenute nei dizionari.
Il Boch (1988), il nostro dizionario di base presenta, come scrive l’autore (ibidem 1988: 5), le strutture che sono state invariate dai seguenti punti di vista: ,, - applicazione sistematica del criterio di frequenza nell’uso per l’analisi semantica delle voci a più accezioni; - vigile cautela di fronte alle seduzioni di una pseudosinonimia; - piena autonomia di trattazione per gli omonimi, anche quando si rifanno (o sembrano rifarsi) a una comune matrice etimologica; - richiamo sulle divergenze grammaticali nel raffronto delle due lingue; - primato della lingua parlata nel corredo fraseologico delle voci ed evidenzione dei limiti d’uso”. Questo tipo di dizionario è di prevalenza dell’uso scolastico dedicato: ,,agli utenti: docenti, studenti e studiosi, traduttori e interpreti, cultori delle più varie discipline e operatori di tutti i settori del nostro quotidiano vivere” (Boch, 1988: 5), e proprio questo è il nostro scopo: mostrare un dizionario dell'uso, destinato agli adetti alle due lingue romanze. La seconda edizione del Nuovo Boch stampata dalla casa editrice di Nicola Zanichelli a Bologna contiene oltre 137000 voci, si trovano più di 1000 sigle, 600 proverbi e anche 7300 nomi della popolazione, del luogo e di persona. Presenteremo il materiale da questo dizionario nella sezione successiva confrontandolo con gli usi segnati nel secodo dizionario, ovvero quello di Meisels (1986) che è stato elaborato come appoggio per tutti i polacchi, quelli che hanno come idea la conoscenza della lingua e cultura italiana. Come scrive l’autore (1986: 7), il dizionario: ,,sarà utile per studenti, traduttori e giornalisti”, anche per il fatto che nella sua prima elaborazione, i redattori hanno messo molta cura per presentare la lingua arcaica e antica che ha fatto di quel dizionario un buon strumento per gli insegnanti ed i traduttori e tutti coloro che si occupano della letteratura, ma ovviamente vengono applicati nella nuova edizione ,,anche certi termini specifici indispensabili nella traduzione della stampa e della letteratura scientifica di larga diffusione. Vi si trovano inoltre i termini più frequenti del linguaggio sportivo, comerciale, del turismo ecc” (ibidem). Questo dizionario comprende oltre 60000 voci, pertanto non si tratta dei dizionari tascabili ma dei dizionari che hanno un grande valore nell’insegnamento, perciò possiamo supporre che questi dizionari siano accessibili a vari utenti delle lingue. Abbiamo consultato anche il dizionario fraseologico della lingua polacca di Stanisław Skorupka (1989), e il dizionario di simboli letterari di Radosław Kuleszewicz (2003) per poter spiegare meglio la simbologia dei colori che prosegue il nostro lavoro. Finalmente per mostrare l’uso dei colori in pratica ci affidiamo ai siti web e naturalmente alle applicazioni nella letteratura.
Passando ora al 2.2, ci occuperemo dei concetti utilizzati nei dizionari: lemmi, lemmario e analizzeremo tipi di dizionari.

2.2. Tipo di supporto, lemmi esaminati e lingue
Pronińska (2005: 22) scrivendo della tipologia dei dizionari ha nominato tipi di dizionari semasiologici ed onomasiologici i quali si differenziano tra loro dal punto di vista della struttura. I primi dizionari puntano sui lessemi e pian piano arrivano ai significati, invece il secondo gruppo presenta il punto di vista opposto. In esso si fanno i raggruppamenti di voci per arrivare ai referenti, ai lessemi. Il dizionario selto da noi presenta l’ordine alfabetico, da esso prenderemo lemmi sistematizzati e presenteremo il materiale dal punto di vista concettuale mostrando l’uso come: lemma + aggettivo o altre configurazioni, sensi figurativi e specifici (medici, botanici) ed altri. L’autrice sopra citata (2005: 22) spiega che i dizionari alfabetici si possono dividere in quelli che seguono l’ordine alfabetico, allora cercheremo in essi i lemmi proseguendo con l’ordine alfabetico e quelli che presentano un ordine diverso. I primi, chiamati dizionari ,,a fronte”, sono quelli ai quali siamo abituati quotidianamente, il secondo tipo, chiamato ,,a tergo’’, presentano i dizionari dove per esempio il lemma bianco verrebbe registrato alla lettera ,,o’’ (come ocnaib). Questo ci mostra che i dizionari di questo tipo richiedono dagli utenti un tipo di proseguimento diverso dall’abituale. Sono infatti: ,,i cosiddetti dizionari inversi, in cui l’ordinamento adottato consiste nel classificare i lemmi secondo l’ordine alfabetico, ma partendo dall’ultima lettera all’indietro, vale a dire iniziando dalla terminazione del lemma’’ (Pronińska, 2005: 22).
Proseguendo il nostro discorso si può fare un’altra classifica dei dizionari consistente nel far l’analisi del tipo generale vs quello speciale. Il nostro dizionario non pone il carattere restrittivo dei lemmi specializzati in un dato ambiente e poi la differenza che consiste nel metodo della descrizione dei lemmi non presenta quella che comprende più informazioni enciclopediche e non è più dettagliata.
Bisogna anche riflettere sulla destinazione dei lemmi che comprende il criterio diacronico. Il dizionario scelto da noi non presenta dei rami particolari su cui si specializzano i dizionari storici della lessicografia storica del passato. Il nostro dizionario è bilingue. Tutti i dizionari di questo tipo presentano materiale sia in lingua madre sia in lingua di arrivo. Il numero di traducenti usati per lemmi si diversifica tra due lingue per esempio: per il lemma francese: ,,blanc [blã] A agg. sost. [f. blanche [blã ʃ ]] bianco’’(Boch, 1988:135) e poi ,,B s. m. 1 bianco” (ibidem: 136) fino al punto 4 – ci sono 88 significati senza contare: ,,V. anche blanc- bec; blanc-étoc; blanc-manger; blanc-manteau; blanc-seing; boillon-blanc; cul-blanc; fer-blanc; mont-blanc; jean-le-blanc; requin-blanc’’ (Boch 1988: 136). Invece per il lemma italiano: ,,bianco A agg. blanc […] B. s. m. 1 blanc’’ (Boch 1988: 1237) fino al punto 2- ci sono 72 traducenti. Inoltre, vi sono menzionati: ,,biancolina […], biancomangiare […], biancone […], biancore […], biancosegno […], biancospino […], biancostato […], biancovestito […]’’ (Boch, 1988: 1237-1238). Per noi la lingua di partenza è l’italiano, allora noi partiamo con la prsentazione dall’italiano in lingua straniera francese.
Riassumendo si può dire che i lemmi di colori che analizziamo si trovano nei dizionari: semasiologici, alfabetici, non specializzati, allora generali, bilingui e sono destinati alle comunità privilegiate, cioè a chi conosce ed usa la lingua italiana e francese. Appogiandoci su vari tipi di dizionari e confrontando il materiale con la lingua polacca, essendo ovviamente obbligati a scrivere la nostra tesi in italiano, ma allo stesso tempo tenendo conto che questo lavoro, come abbiamo menzionato, ci dovrà servire durante le nostre lezioni, utilizzeremo come la lingua di base la lingua italiana. La lingua francese ci servirà come comparazione tra due lingue, analizzando i modi di dire trovati nel dizionario di base, invece quella polacca ci servirà per citazioni dove non sarebbe possibile fare le traduzioni, perché potrebbero cambiare significati. La useremo anche per la rievocazione delle frasi o parole che potranno arricchire il nostro lavoro dal punto di vista teorico-pratico. Quando ci sarà neccesario presenteremo brevi forme d’uso anche in inglese ed in altre lingue.
Passando al 2.3 mostreremo i tipi di equivalenze qualitative. In questo capitolo dimostreremo solo un esempio di equivalenze il quale prenderemo come modello nel nostro lavoro. Nella seconda sezione presentando diverse applicazioni dell’uso di colori parleremo anche d’altri modelli di equivalenza fraseologica.

2.3. Tipi di equivalenze qualitative
Facendo l’analisi del lemmario, cioè dell’insieme dei lemmi di un dizionario, possiamo come fa Pronińska (2005: 18), assumere il modello dell’equivalenza qualitativa. Per noi il lemmario sarà un gruppo di lemmi scelti, però limitati dal campo della ricerca, dai colori scelti. Chiameremo invece traducente tutte le unità, locuzioni facenti parte delle possibili spiegazioni dell’uso di un lemma come fa Prońska (ibidem). Si tratta di: ,,unità lessicale (semplice o complessa) in LA che costituisce l’equivalente funzionale (eterononimo) del lemma in LP’’ (Pronińska, 2005: 18). Per LA, la studiosa intende: ,,lingua d’arrivo [target language] - incece per LP – lingua di partenza [source language]’’ (Pronińska, 2005: 19).
L’equivlenza qualitativa si può dividere in tre tipi principali a seconda delle relazioni semantiche tra unità lessicali, che appaiono in diverse lingue. Così possiamo parlare dell’equivalenza di primo tipo chiamata totale o piena. Essa si verifica piuttosto raramente. In questo caso il traducente di un lemma potrebbe trovare lo stesso spazio sul modello linguistico delle due lingue e assumere lo stesso valore dell’equivalenza per esempio: aggettivale, avverbiale, nominale, ecc. Riflettendo sull'argomento, ci accorgeremo subito che il posto dell’aggettivo che differisce da lingua in lingua a seconda delle regole grammaticali.
L’aggettivo esaminato da noi nella lingua francese può essere posizionato sia d’avanti al nome sia dopo il nome. In generale gli aggettivi (corti, ovvero composti da una o due sillabe) la cui frequenza è più alta si mettono prima del sostantivo che descrivono, invece quelli più lunghi lo seguono. Da quello che avevamo già scritto sorge spontanea la domanda: dove mettere l’aggettivo di colore, prima o dopo il nome? Nella lingua da noi analizzata (francese), è obbligatorio metterlo sempre dopo il nome. Prima dell’aggettivo ci si possono trovare altri aggettivi qualificativi per esempio: la haute maison blanche; la petite chate noire; o: ,,Les trois petits cochons’’, noto come: ,,I tre porcellini’’ invece di ,,I tre piccoli maiali’’ [trad. propr.], [...] ,,Le Grand Méchant Loup’’ (Paris – Hachette, 1972: 5) che in inglese si può tradurre come ,,The Big Bad Wolf’’ ci può provocare numerosi problemi traduttologici riguardanti la lingua polacca perché la parola francese in polacco può avere diversi traducenti come: niegodziwy; zły (człowiek, wilk); złośliwy, przykry, nierzyjemny, straszny czy niesamowity e in italiano invece: malvaggio o cattivo. Poi la parola come avente due sillabe ed usata di meno può in francese solo descrivere un sostantivo e non essere posizionata davanti di esso. Invece nella lingua polacca troviamo l’aggettivo prima del sostantivo, come in inglese. In italiano l’aggettivo che indica il colore si mette dopo il sostantivo.
Visto ciò si può sostenere che l’equivalenza totale chiamata anche l’isomorfismo semantico, è poco frequente. Pronińska (2005: 121) citando Kromann ha segnalato che parecchi casi classificati da lei come equivalenze parziali avrebbero dovuto essere trattate come equivalenze totali perché: ,,La sua interpretazione della nozione di equivalenza prevede il riconoscimento dell’equivalenza tra i singoli significati delle unità in LP e in LA’’. Anche per noi il posto dell’aggettivo non avrà un significato notevole in quanto sarà rilevante l’equivalenza di cui faremo classificazioni nelle sezioni finali del nostro lavoro.
Il secondo tipo di equivalenza comprende l’equivalenza di tipo parziale dove i singoli lessemi delle unità non avranno una compatibilità totale, piena. Non analizzeremo la questione riguardante il posto che prenderanno i traducenti in un dizionario e come saranno classificati, cioè a che cosa si dà la precedenza facendo la classificazione di lemmario in un dizionario. Non conteranno per noi neanche le disposizioni se i termini italiani saranno sovraordinati ai termini polacchi o viceversa perché l’analisi fatta da noi ha senso unico ed è presentata dall’italiano in francese.
Il terzo tipo di equivalenza chiamato ,,equivalenza nulla, ovvero la mancanza di equivalenza (sia totale sia parziale), è strettamente legata alla realtà extralinquistica. Si manifesta nel momento in cui nella realtà della comunità linguistica della LA si verifica la mancata esistenza di un concetto di cultura, storia, tradizione, ecc’’ (Pronińska, 2005: 123). Questo caso è particolarmente difficile per quanto riguarda la traduzione dei brani letterari o di natura dialettale. Il traduttore individua la difficoltà di trovare equivalenti nella lingua in cui la traduzione verrà effettuata.
Nella parte 2.3. abbiamo parlato di tre tipi di equivalenze qualitative. Questi tipi di equivalenza si applicano ai colori esaminati. Nel secondo capitolo approfondiremo la questione delle varianti di equivalenza. Adesso ci fermeremo sui significati di colori attribuiti nel Medioevo che spiegerà la scelta di colori esminati fatta da noi in questo lavoro.

2.4. Presentazione del materiale. Lemmi, lemmario, traducenti
Nell’ottica della presentazione del materiale per mezzo del dizionario bilingue c’è anche da interrogarsi se si abbia bisogno di fare la presentazione dei lemmi e del lemmario con i suoi traduceni dalla lingua madre vs la lingua del destinatario, dalla lingua del destinatario vs la lingua madre. La presentazione del materiale può avere due forme principali ma a noi interesserebbe la presentazione che sia effettuata dall’autore dalla lingua madre vs la lingua del destinatario. Per l’utente italiano ovviamente come in tal caso per noi sarà l’italiano la linga di partenza, e invece la lingua del destinatario sarà qualsiasi altra lingua, la quale è oggetto del dizionario bilingue. Nel nostro caso questa lingua è il francese. Presenteremo di un dato lemma tutte le colocazioni con i loro traducenti. In questo capitolo calcoliamo tutti i traducenti. Nel prossimo capitolo essi saranno esaminati da noi dal punto di vista della valenza nominale dei lemmi. Dal materiale lessicografico posto cercheremo di fare una breve presentazione a seconda dell’uso dei colori nelle lingue che esaminiamo. Pensiamo che ciò possa costruire un buon passaggio tra il capitolo II e il capitolo seguente dove analizzeremo solo il materiale di base. Vorremmo anche richiamare l'attenzione sulle idee basate su una delle opere italiane, che suggerisce chiaramente i possibili cambiamenti nel sistema linguistico causati dell’insegnamento e dovuti alla lettura ed i programmi. In seguito verrà presentato il materiale il corpus.

2.4.1. Bianco
,,bianco A agg. blanc: razza bianca, race blanche; vino¬ -, vin blanc; uva bianca, raisin blanc; carni bianche, viandes blanches, ▫ – rosato, blanc rosé; - avorio, blanc ivoire ▫ – come la neve, blanc comme neige ▫ diventare – per la paura, devenir blanc de peur ▫ (fig.) essere – come un cencio lavato, être pâle comme un linge ▫ (fig.) mosca bianca, merle blanc ▫ (fig.) carbon - , houille blanche ▫ (fig.) notte bianca, nuit blanche ▫ (fig.) arma bianca, arme blanche ▫ bandiera bianca, drapeau blanc ▫ (fig.) sciopero - , grève du zèle ▫ (fig.) calor -, température de fusion ▫ (fig.) portare l’entusiasmo al calor -, chauffer l’enthousiasme à blanc, porter l’enthousiasme au paroxysme • il camice -, la blouse blanche; la veste bianca, la robe blanche; un vecchio dai capelli bianchi, un vieillard aux cheveux blancs ▫ mi ha fatto venire i capelli bianchi, j’en ai atrappé des cheveux blancs • scheda bianca, bulletien blanc; consegnare il foglio – in un compito di esame, rendre copie blanche dans un examen ▫ dare, avere carta bianca, donner, avoir carte blanche ▫ libro -, livre blanc ▫ matrimonio -, mariage blanc ▫ voce bianca, voix blanche ▫ - Natale, Noël enneigé, Noël sous la negie • (fig.) russi bianchi, russes blancs • (arr. ; tecnol.) legno -, bois blanc • (cart.) acqua bianca, eau blanche, eau collée • (cuc.) salsa bianca, sauce blanche • (fis.) luce bianca, lumière blanche • (med.) perdite bianche, pertes blanches • (st.) guelfo di parte bianca, guelf blanc B s. m. 1 blanc: il – della neve, le blanc de la neige ▫ (con riferimento ai colori della bandiera italiana) -, rosso e verde, vert, blanc, rouge ▫ un – accecante, un blanc aveuglant ▫ (fig.) non distinguere il nero dal -, ne rien comprendre ▫ (fig.) far vedere nero per -, faire prendre des vessies pour des lanternes ▫ (fig.) oggi dice -, domani dice nero, il dit tantôt blanc, tantôt noir ▫ (fig.) di punto in -, de but en blanc • (fam.) il – dell’acchio, le blanc de l’oeil; il – dell’uovo, le blanc de l’oeuf • dare una mano di -, passer une couche de blanc • sposarsi in -, se marier en blanc; vestire di -, s’habiller en blanc • cucitrice in -, di -, couturière dans le blanc • discriminazioni fra bianchi e neri, discriminations entre blancs et noires; la tratta delle bianche, la traite des blanches • (fig.) beve solo -, il ne boit que du blanc • (cart.) – fisso, neutro, tonalizzato, blanc fixe, neutra, nuancé • (ceramica) – di China, blanc de Chine • (chim.) – di barite, blanc de baryte; - fisso, blanc fixe; - di zinco, blanc de zinc, - di titanio, blanc de titane, ▫ - di balena, blanc de baleine ▫ - di raso, blanc satin ▫ - di bismuto, blanc de bismuth • (cine, foto) film, fotografia in – e nero, film, photographie en noir et blanc • (edil.) – di calce, blanc de chaux • (tip.) – tipografico, blanc typografique 2 nella loc. in bianco, en blanc: firmare in -, signer en blanc; assegno in -, chèque en blanc ▫ notte in -, nuit blanche ▫ matrimonio in -, mariage blanc ▫ andare in -, ne pas réussir ▫ mangiare in -, manger sans sauce ▫ pesce in -, poisson bouilli ▫ riso in -, pasta in -, riz au beurre, pâtes au beurre”(Nicola Zanichelli 1988: 1237).

2.4.2. Oro
,,oro A s. m. 1 or: - bianco, or blanc; - falso, or faux; - fino, or fin; - musivo, or mussif; - rosso, giallo, or rouge, jaune; - massiccio, or massif ▫ oro basso, demi-fin; gioielli in – basso, bijouterie en demi-fin; legare in – una pietra preziosa, enchâsser dans l’or une pierre précieuse; miniera d’ -, mine d’or; cercatore d’-, chercheur d’or ▫ la febbre dell’ -, la ruée vers l’or; - in foglia, or en feuille; pagliuzze, pepite, polvere d’-, paillettes, pépites, poudre d’or; - in verga, in lingotti, or en barres, en lingots; - monetato, or monnayé ▫ - lavorato, or ouvragé, or orfévré; tintura d’ – teinture d’or ▫ dare l’oro, dorer ▫ d’oro, in oro, d’or, en or, or; occhiali d’ -, lunettes cerclées d’or; orologio d’ -, montre en or; orologio placcato in - , montre en plaqué or ▫ (fig.) cuore d’-, coeur d’or ▫ (fig.) parole d’ -, paroles d’or ▫ (fig.) un consiglio d’-, un conseil en or ▫ (fig.) un affare d’ -, une affaire en or ▫ (fig.) un marito d’ -, un mari en or ▫ (fig.) secolo d’ -, scècle d’or ▫ (fig.) età dell’ -, âge d’or ▫ (fig.) prende tutto quello che gli si dice per – colato, il prend tout ce qu’on lui dit pour argent comptant ▫ (fig.) vale tant’ – quanto pesa, il vaut son pesant d’or; nuotare nell’ -, être cousu d’or, rouler sur l’or ▫ (fig.) vendere qc. a peso d’ -, vendre qc. à prix d’or ▫ (fig.) coprire q. d’ -, couvrir q. d’or ▫ (fig.) fare ponti d’ – a q., faire un pont d’or à q. ▫ (fig.) nozze d’ -, noces d’or ▫ (fig.) sogni d’- !, fais de beaux rêves! • pagare in -, payer en or ▫ (fig.) per tutto l’ – del mondo, pour tout l’or du monde • (fig.) capelli d’-, cheveux d’or; spighe d’ -, épis d’or ▫ giallo -, jaune (d’) or 2 objet en or; gli ori e gli argenti del museo etrusco, les objets en or et en argent du musée étrusque B s. m. pl. (giochi, carte) deniers’’(Nicola Zanichelli 1988: 1762).

2.4.3. Giallo
,,giallo A agg. 1 jaune : fiore, ftutto -, fleur, fruit jaune; farina gialla, farine jaune; terra gialla, terre jaune ▫ cera gialla, cire vierge • razza gialla, race jaune • il viso – di un malato, le visage jaune d’un malade • pericolo -, péril jaune ▫ (fig.) diventare – dalla bile, en faire une jaunisse ▫ (fig.) diventare – di paura, devenir vert de peur ▫ (fig.) essere – dalla rabbia, être blanc, blême de colère ▫ (mar.) bandiera gialla, pavillion de quarantine • (med.) febbre gialla, fièvre jaune • (st.) sindacati gialli, syndicats jaunes 2 policier : film, romanzo -, film, roman policier ▫ stampa gialla, presse à sensation, à scandales B s. m. 1 jaune : il – si accorda bene con il nero, le jaune va bien alec le noir; - paglierino, jaune paille; - dorato, jaune d’or ▫ giallo limone, citron • il giallo dell’uovo, le jaune de l’oeuf, • - di cadmio, jaune de cadmium; - cromo, jaune de chrome; - di Siena, jaune de Sienne; - orientale, jaune antiqua • i gialli, i bianchi, i neri, les jaunes, les blancs, les noirs 2 roman policier: ho appena letto un -, je viens de lire un roman policier 3 film policier: stasera danno un - sul primo canale, ce soir il y a un film policier sur la première chaîne 4 (del semaforo) orange: passare col -, passer à l’orange 5 (bot.) pollen: il – della rosa, le pollen de la rose”(Nicola Zanichelli 1988: 1528).

2.4.4. Blu
,,blu o (fam.) blé A agg. 1 bleu: il cielo – di una notte serena, le ciel bleu d’une nuit sereine • - reale, - Savoia, bleu roi; - elettrico, bleu électrique; - marino, bleu marine ▫ (fig.) avere il sangue -, essere di sangue -, avoir du sang bleu ▫ (fam.) prendersi una fifa -, avoir une peur bleu • (med.) morbo -, maladie bleu B s. m. bleu: il – del cielo, le bleu du ciel • passare una mano di – sui muri, passer une couche de bleu sur les murs • (chim.) – di metilene, bleu de méthylène; - di Prussia, bleu de Prusse (Nicola Zanichelli 1988: 1244).

2.4.5. Rosso
,,rosso A agg. 1 rouge: smalto, inchiostro, abito, vino -, vernis, encre, vêtement, vin rouge; globuli rossi, globules rouges; pesci rossi, poissons rouges ▫ essere, diventare – come un papavero, come un gambero, un pomodoro, un peperone, être, devenir rouge comme un coquelicot, comme une écrevisse, une tomate, une pivoine ▫ essere, diventare – dalla rabbia, dalla vergogna, être, devenir rouge de colère, de honte ▫ (forb.) diventare rosso, rougir ▫ (fig.) veder tutto -, voir rouge ▫ macchia rossa, rougeur ▫ (fig.) essere bianco e -, avoir un teint fleuri • avere gli occhi rossi, i pomelli rossi, avoir les yeux rouges, les pommettes rouges • (pr. e fig.) bandiera rossa, drapeau rouge; la periferia rossa, la banlieu rouge ▫ l’Armata rossa, l’Armée rouge • calor -, chaleur rouge; ferro -, fer rouge ▫ luna rossa, lune rousse ▫ Cappuccetto Rosso, le petit chaperon rouge ▫ la Croce Rossa, la Croix Rouge ▫ il Mar Rosso, la Mer Rouge 2 roux: capelli rossi, cheveux roux 3 (detto del viso) enluminé, couperosé B s. m. 1 rouge: - bruno, fiammante, rouge brun, flamboyant; - cupo, rouge foncé; - pompeiano, rouge pompéien; - mattone, sangue, ciliegia, fiamma, rouge brique, sang, cerise, feu ▫ (lett.) tingere di rosso, rougir • (fam.) farsi un bicchiere di -, s’envoyer un coup de rouge • (fig. polit.) il candidato dei rossi alle elezioni, le candida des rouges aux élections • (astron.) spostamento verso il -, décolage vers le rouge • (chim.) – di cromo, di mercurio, di piombo, di Prussia, rouge de chrome, de mercure, de plomb, de Prusse; - di anilina, di alizarina, rouge d’aniline, d’alizarine • (giochi) puntate sul -, jouer sur le rouge, miser sur le rouge, 2 roux, rouquin (fam.): un biondo e un -, un blon et un roux 3 rougeur (f.): il – delle guance, la rougeur des joues 4 jaune: - d’uovo, jaune d’oeuf 5 (arald.) gueules 6 (del semaforo) feu rouge: fermarsi al. -, s’arrêter au feu rouge; passare col -, brûler le feu rouge’’(Nicola Zanichelli 1988: 1936).

2.4.6. Nero
,,nero A agg. 1 noir: - come l’inchiostro, come l’ebano, noir come l’encre, come l’ébène ▫ quadro -, tableau noir ▫ lettera nera, lettre bordée de noir ▫ (fig.) c’è un punto – nella sua vita, il y a un point noir dans sa vie ▫ (fig.) pecora nera, brebis galeuse ▫ (fig.) essere la bestia nera di q., être la bête noire de q. • capelli, occhi neri, cheveux, yeux noirs; vino -, vin rouge; pane -, pain noir; libro -, lista nera, livre noire, liste noire; continente -, continent noir; razza nera, race noire; occhiali neri, lunettes noires; abito -, habit noir ▫ mercato -, borsa nera, marche noir ▫ pozzo -, fosse d’aisances ▫ pioppo -, peuplier noir ▫ perla nera, perle noire ▫ gli ha fatto un occhio -, il lui a fait un oeil au beurre noir • (fig.) giorni neri, jours noirs; umore -, humeur noire ▫ vedere tutto -, voir tout en noir, avoir des idées noires • (fig.) un’anima nera, une âme noire; la più nera ingratitudine, la plus noire ingratitude 2 (fig.) clérical: aristocrazia nera, aristocratie cléricale B s. m. 1 noir: è tutta vestita di -, elle est tout en noir; tingere in -, teindre en noir ▫ mettere – su bianco, mettre noir sur blanc ▫ oggi dice bianco, domani -, il dit tantôt blanc, tantôt noir ▫ alla roulette punta sempre sul -, à la roulette, il mise toujours sur le noir ▫ nero di seppia, sépia • (agr.) – della segala, noir du seigle • (chim.) – minerale, noir minéral; - animale, noir animal; - fumo, noir de fumée; - d’avorio, di anilina, di alizarina, noir d’ivoire,d’aniline, d’alizarine; - di carbonio, noir de carbone; - d’ossa, noir d’os; - di rodio, di palladio di platino, noir de rhodium, de palladium, de platine • (giochi, dama, scacchi) il – muove e vince, les noirs jouent et gagnent • (metall.) – di fonderia, noir de fonderie; - di stufa, noir d’étuve 2 (arald.) sable’’(Nicola Zanichelli 1988: 1733).

2.5. Campo semantico
Nowakowska (2013: 41) nota che nei dizionari si confrontano raramente le strutture, che in senso stretto del termine sono comparate, e quindi tali, in cui sono presenti almeno tre elementi: il membro comparativo (comparandum), cupola o un accoppiatore di paragonare, e membri che vengono confrontati (comparatum), per esempio: chłop jak dąb. Ciò è dovuto alla rarità di questo tipo di costruzioni in fraseologia. Le strutture registrate dai dizionari sono principalmente delle costruzioni che rappresentano quello che viene comparato, definito, lasciando spazio per per quello che definisce cioè, per i membri di confronto. Come nota la studiosa, non possiamo parlare delle comparazioni nel senso letterale (2013: 39 - 40). Ella, citando Krasnowolski (1907: 6, in Nowakowska, 2013: 40) mette in evidenza che: ,,una parte importante della fraseologia, del suo abbellimento e della sua animazione costruiscono le espressioni figurative, metaforiche, che nella forma di un quadro sintetico esprimono un pensiero indipendente’’. Tuttavia, comunemente in fraseologia, sono indicate come le comparazioni fraseologiche: le espressioni solide, stabili, cioè consuete.
Una ricerca interesante è stata condotta da Papiernik (2011). Nel suo articolo ha presentato quello che veniva definito da Nowakowska (2013) come le comparazioni fraseologiche ,,ben indossate cioè consuete’’, rappresentanti dei parametri contrassegnati dai valori positivi come: ,,[...] Батончик: (wyrób cukierniczy, zwykle czekoladowy, w kształcie podłużnej tabliczki); kolega z podwórka, per esempio: Батончик dammi, passami la palla! [trad. propr.]; [...] бабка: (słodkie ciasto w formie ściętego stożka); kobieta zajmująca się udzielaniem pomocy przy rodzącej kobiecie; akuszerka, per esempio: Come bene, бабка che siate già arrivate - Natasha ha già iniziato a partorire [trad. propr.]; сахарочек: (produkt spożywczy łatwo przyswajalny, o wysokiej wartości energetycznej); przystojny, atrakcyjny mężczyzna, rzadziej kobieta, per esempio: Tu sei mio сахарочек! Quanto ti amo. [trad. propr.]; карамелька: (cukier palony, naturalny brązowy otrzymany przez ogrzewanie sacharozy, glukozy lub cukru inwertowanego); pieszczotliwa nazwa bliskiej osoby, per esempio: Mia dolce e debole карамелька. Quanto ti amo! [trad. propr.]; [...] мармеладка: (stężona masa z przetartych owoców z cukrem); zwrot do ukochanej dziewczyny, per esempio: Mia мармеладка. Che bello che tu sia già tornata! [trad. propr.]; медовушка: (od słowa ‘miód’ słodkiej substancji produkowanej przez pszczoły z nektaru kwiatów lub spadzi); wesoła, przyjazna dziewczyna, per esempio: Mia медовушка. Come vanno le cose? [trad. propr.]; […] шоколадка: (wyrób cukierniczy z masy kakaowej z cukrem i innymi dodatkami); pieszczotliwie o ukochanej dziewczynie, per esempio: Tu sei mia шоколадка, ed io non posso vivere senza di te. [trad. propr.]; […] Чупа-чупс: (nazwa lizaków); rówieśnik kolega z podwórka, per esempio: Чупа-чупс perché non riesci nemmeno a prendere la palla?’’ (Papiernik, 2011: 241-243). Una caratteristica comune di tutte queste parole è la loro colorazione emotiva dolce. Essa viene anche utilizzata nella lingua polacca ed italiana.
Guardando il campo semantico dei sostantivi vediamo subito che essi si verificano nella funzione positiva e negativa. Nella funzione negativa (Papiernik, 2011: 245) menziona, tra gli altri: ,,lizak [...], lodziarz [...], piernik (stary) [...], naleśnik [...]’’ (ibidem: 245); prestando attenzione al modo di parlare, all’espressività dell’uomo. La stessa funzione viene assegnata in polacco ai colori del tipo: ‘złotko’: przynieś mi (coś), zostaw, przestań; in italiano si verifica in: ‘tu sei mio oricino’,- tesorino, - ucio: -portami qualcosa, - lascia stare; nella scelta del torto, nel senso co z ciebie za: - diabelskie nasienie, - czarna owca; być w: - czarnej dupie, - w dupie u murzyna, - dziurze ecc. Usando i sostantivi come: ‘il miele’, ‘il girasole’ invochiamo sempre il colore giallo o rosso, invece: ‘il catrame’, ‘il negro’, ‘- etto’ fanno venire in mente un’associazione del colore nero. Il campo semantico dei sostantivi è ovviamente segnato dalle emozioni e in tal caso associato con i colori.
Siamo d’accordo con Papiernik (2011: 240) la quale scrive che: ,,La volgarità del linguaggio possiede, secondo la ricerca, le esposizioni sul piano: fonologico, morfologico, flessivo, lessicale, testuale. Ha alcuni parametri assegnati in positivo o negativo. Questi includono: immediatezza, privatezza, spontaneità, dialogicità, informatività, espressività, persuasività, maturità, educazione, l’apertura, invece in essa c’è la mancanza di: abilità artistica, performatività, professionalità, regionalità e rusticità’’. Si può supporre che le caratteristiche di cui sopra abbiamo parlato siano trattate a intensità variabile nelle diverse regioni del paese sia in Italia sia in Polonia. Esse dipenderanno dalla forza / della volgarità della lingua e della tradizione regionale.
Il linguaggio colloquiale e, quindi, il pensiero colloquiale non è caratterizzato uniformemente anche dai linguisti polacchi. Possiamo trovare due concetti di volgarità nella ricerca polacca: quello alto – stilisticamente più ampio, e quello antropologico-culturale brevemente descritti come: ,,koncepcja potoczności-warszawska” e ,,opolska” (Bartmiński, 1993: 118 – 131). L’articolo di Piasecka (2011: 248 – 253) mostra che della lingua volgare nel campo semantico alcune parole vengono fortemente classificate, come esempio possiamo nominare: кобыла не лошадь, баба не человек -‘la cavalla non è un cavallo, una donna non è un uomo’ [trad. propr.]. Se si tratta per esempio di proverbi e di modi di dire, trattanti delle donne e degli uomini, si presentano subito i rapporti emotivi tra di essi. La donna viene dipinta come: ,,la persona intellettualmente limitata, perversa, viziosa, più insidiosa del diavolo, [...] nella luce delle paremiologia russa non può essere chiamata come persona umana, questo è riservato solo al maschio’’ Piasecka (2011: 248 – 253). Per le donne è solo riservato l’ambiente domestico. La lingua russa come l’italiana è molto espressiva, dunque il qualificatore emotivo – situazionale, del quale nel concetto di ,,concezione della volgarità di Varsavia’’ parlano Krukowska e Skorupka (1959: 234) viene assegnato solo alla lingua volgare presente sia nei dizionari che nelle collocazioni, locuzioni, sia nelle parole che non formano nessun modo di dire come scrive Nowakowska (2013: 40 - 41) invocando Bąba i Żmuda-Trzebitowski (1999: 106, in Nowakowska, 2013: 40 – 41). Questo conferma l’uso della parola russa баба citata sopra, la quale nelle grandi città veniva usata come maledizione, che trattava relativamente il sesso femminile come sfacciato e capriccioso (cfr. Piasecka, 2011: 249). La stessa parola ,,baba” - va notata con la stessa colorito in polacco quando si dice: baba z woza koniom lżej, co z niej za (...) babsko. Essa mette in palio anche vari epiteti tipo: co za grube, głupie, wredne babsko.
Nonostante le diverse sfumature emotive dei proverbi, non possiamo dimenticare loro qualità di insegnamento. Come scrive Łojek (2005: 95 – 98): ,,l'importanza dei proverbi è sempre doppia, letterale e portatile. Per ogni nazione i proverbi hanno un significato diverso. Per i polacchi, per esempio, i proverbi mostrano la saggezza della nazione, per i francesi fanno l’eco dell'esperienza (les proverbes sont les echoes de l’experience). Nell’inglese colloquiale le espressioni e i proverbi sono ancora vivi, senza di loro, la conversazione non sarebbe mai così interessante’’ (Łojek, 2005: 96) [trad. propr.]. Anche qui le strutture possono essere confrontate in senso stretto del termine, ma dobbiamo in più prendere in considerazione il senso portatile e letterale. Come l’esempio di proverbi in senso letterale possiamo citare: ,,The more you have, the more you want. Il senso letterale: Im więcej się ma, tym więcej sie pragnie – (Più ne hai, più desideri) [trad.propr.], l’omologo polacco può essere: Apetyt rośnie w miarę jedzenia – (L'appetito cresce mangiando) [trad.propr.], [...] - come l’esempio metaforico, possiamo citare: - Cross the stream where it is the shallowest. Przechodź strumień w najpłytszym miejscu. Attraversa il torrente dov’è poco profondo [trad.propr.]. – non nominando gli altri proverbi come:- All is not gold that glitters. Nie wszystko złoto co sie swieci, Non è tutto oro quello che luccica, nel senso: Pozory mylą’’ (Łojek, 2005: 96) [trad. propr.]. Citando i proverbi, notiamo che essi presentano una forza simile la quale influenza gli utenti di una data lingua. In effetti essi differiscono in termini lessicali, ma sono conformi al ruolo fondamentale che a loro viene assegnato, cioè alla matrice emotiva.
Nowakowska (2013: 43) nella prefazione al suo aricolo, cita anche Stanislaw Skorupka per mostrare il suo punto di vista per quanto riguarda la fraseologia. Ella scrive: ,,Stanisław Skorupka richiama l'attenzione alle espressioni stereotipate e alle espressioni di confronto. Nella loro semantica dominante vede l'importanza delle caratteristiche di intensità o di attività a cui si riferiscono’’. Fermandosi a queste l’ultime parole sarebbe giusto prendere in considerazione un altro articolo di Pięcińska (2011: 254 -263) per parlare della semantica dell’intensità di espressioni formulari usate anche nell’ambiente abbastanza ristretto. ,,Jego Bogiem wiatr był zawsze – Językowy obraz Boga, bogów, diabła i aniołów w szantach’’, sotto questo titolo Pięcińska (2011: 254 - 255) ha mostrato la forza della dominante semantica. Nel canto dei marinai – ella scrive: - ,,Dio, Nettuno, diavolo, santi e Madonna erano quelli a cui si fecevano le richieste, domande, imprecazioni, maledizioni, suppliche [...], il nome di Nettuno divenne sinonimo o iperonimo del nome di Dio [...] però scritto con la maiuscola indica che si tratta di Dio dei cristiani’’ [trad. propr.]. Analizzando i testi dei marinai l’autrice ha notato che per esempio: il Dio (il blu del cielo): sapeva sempre dove si trovava qualcosa ad esempio: la nave perduta. ,,Esso, secondo la convenzione iconografica è vecchio e grigio, [...] è una garanzia di sicurezza, [...] è il destinatario di preghiere, richieste e domande, [...] ascolta le suppliche ed implorazioni, [...] a lui sono dirette le grazie, [...] ma, si presenta anche come demiurgo del tempo che muove il cielo per far fuggire le ore, crupier, giocatore d'azzardo; [...] il Nettuno: si mostra buono e umano; [...] il diavolo: abita a Capo Horn, nasconde il porto, prende in fondo una nave nel buio (nero) eterno; [...] l’/gli angelo/i: mascherati, travestiti sembrano le navi, sono associati con il colore bianco, abitano in alti cieli (nel blu), cantano’’ Pięcińska (2011: 256) [trad. propr.]. Nel mare dei mille colori, fra due potenze immense come l’oceano blu e il cielo azzurro, dove splende il sole simile all’oro e si mostrano le nuvole bianche o nere e c’è un angelo - quel bianco innocente, che ha preso la posizione privileggiata. Per lui si alza la preghiera: ,,Aniele – wspomnij mnie, Gdy Bóg mi już miękko pościele; Na kamiennym dnie, [...] Napomknij tam komuś o mnie, [...] – ma di lui anche si prende la cura – A wiem nie masz nawet kaloszy; I tyle wypadło ci pór; Trochę pewnie zgrabieją Ci ręce Kiedy sztorm ześle Pan Bóg” (Pięcińska 2011: 262). Questi campi semantici sono caratterizzati da una fila di riferimenti a Dio. Il mare dimostra la potenza selvaggia alla quale può far fronte solo il Signore onnipotente. Questo è il motivo per cui sono giustificate le grida dei marinai restituiti al Dio supremo.
Bisogna riflettere anche sul rapporto idiomatico della provenienza antica come è stato evidenziato da Czuriejewa e Żuchowska (2006: 3 – 13). Nell’articolo intitolato: Polskie i rosyjskie związki frazeologiczne o proweniencji antycznej, che indicano i rapporti idiomatici derivati dalla cultura antica, che fondano: ,,un esempio del patrimonio culturale comune di molti paesi europei’’ (Czuriejewa, Żuchowska, 2006: 3) [trad. propr.]. Facilmente in questi esempi si possono notare le connessioni con i colori, ad esempio: ,,Kruk, biały kruk – 1. rzadkość bibliofilska. 2. rzadki i cenny wyrwór kultury [...] łac. rara avis – rzadki ptak, rzadkość; fenomen, [...] Środek, złoty środek – umiarkowana, pośrednia możliwość, kompromis, [...] Wiek, złoty wiek – okres największego rozkwitu kultury...,[...] - o delle massime come: Tabula rasa che invoca una carta bianca – dosł. tabliczka wygładzona – 1. czysta nie zapisana karta 2. filoz. wg J. Locke’a – pierwotny stan umysłu ludzkiego ...” (Czuriejewa, Żuchowska, 2006: 3 - 13). In questo caso vediamo che la cultura dell'antichità si è affermata in molti campi semantici dei diversi popoli.
Passando dalla cultura slava a quella romana troviamo un approccio interessante che ,,negli anni '90 del XX secolo nella definizione e nell'analisi dei modi di dire ha presentato anche un ricercatore francese Gross (1966), [...] - mostrando – la loro caratteristica fondamentale come plurilessicale, il che indica la struttura costituita da almeno due componenti separati. [...] I modi di dire sono una categoria graduale che si caratterizza da vari gradi di fissamento’’ (Sułkowska, 2005: 10 – 11) [trad. popr.]. L’autrice indica delle regole psicolinguistiche che presentano una caratteristica particolare in cui c’è costrutto neutro, trasferibile dal punto di vista lessicografico, semantico, consuetudine, e parla anche dell’interferenza linguistica di una lingua in un’altra. Dall’interferenze linguistiche tratta particolarmente l’articolo di Balicka (2009) L’autrice individua interferenze: foniche, grammaticali, lessicali. Ella si riferisce anche a biliguismo nel quale queste interferenze sono assai frequenti. Come ha notato: ,,nel mondo di oggi la conoscenza delle lingue straniere sembra indispensabile. Tuttavia, usando più di un sistema linguistico si corre il rischio di mescolare sistemi oppure di creare delle forme ibride’’ (Balicka, 2009: 3). È molto facile fare questi trasferimenti lessicali o grammaticali. Come esempi possiamo nominare i seguenti casi: diventare rosso come un gambero - in polacco può essere trasferito: diventare rosso come ‘un cancro’ – spiec raka; essere una mosca bianca – essere speciale o unico, ma in polacco: biały kruk, può essere trasferito: essere un corvo bianco; cronaca nera – notizie di criminalità, in polacco: cronaca di incidenti; dare il disco verde – dare la via libera a qualcuno, in polacco: dare la luce verde; leggere un libro giallo – in polacco: il giallo porterà solo il significato del colore, invece romazi/film gialli – romanzi o film con storie poliziesche – possono essere capiti come i film vecchi; conto bancario in rosso – conto a zero, in polacco piuttosto: pod kreską - sotto la linea, essere al verde, a zero o ‘spłukany’- sciacquato.
In conclusione vediamo che il campo semantico di un lessema può avere diverse sfumature. Può essere più o meno visibile a seconda della sua gamma. Nei dizionari numerosi lemmi aprono il campo semantico agli altri. Ci sono presentati i costrutti pieni e quelli che aprono lo spazio della comparazione per gli altri elementi comparativi. Ci sono a volte anche i costrutti che, usando il pronome indefinito, indicano il membro o il luogo della comparativa, come nota Nowakowska (2013: 44), scrivendo sulla fraseologia della lingua polacca.
Avendo visto il campo semantico ora ci fermeremo nel 2.6 per parlare delle varianti di equivalenza perché è importante per la nostra tesi.

2.6. Varianti di equivalenza
A questo punto abbiamo deciso di prestare l'attenzione sul problema delle locuzioni fraseologiche e loro varianti, allora sull’equivalenza della quale abbiamo già parlato presentando la nostra scelta dei tipi di equivalenze qualitative nel 2.3. Questo problema come scrive Kosek (2011: 9) si trova da una parte: ,,sul piano di loro grande varietà, dall’altra parte sul piano dell’espressione e del contenuto” [trad. propr.]. Nella letteratura non c’è un trattamento univoco del soggetto, ma possono ce ne essere diverse convergenze che sorgono e traggono origine dall’elevato grado di astratte sulle quali è basato questo concetto (cfr. Kosek, 2011: 9 - 10). Prima di tutto si tratta della sinonimia e della sua comprensione, il che indica che come varianti di equivalenza si trattano le realizzazioni testuali che hanno lo stesso significato, però non con la comprensione rigoristica della sinonimia, cioè – lo stesso senso, e poi si caratterizzano dalla somiglianza parziale (non variante) esistente sul piano di espressione (ibidem). Su questo piano si possono trovare, come nota Kosek (2011: 10), le differenze, per esempio: ,,ktoś stawi czemuś czoło / czoła, ktoś goni resztką sił / resztakami sił, krzyż na drogę / krzyżyk na drogę – con il cambio dei morfemi grammaticali, o con il cambio delle componenti interni delle parole come per esempio:- melodia / pieśń przyszłości, ktoś wyprówa sobie żyły / flaki, ktoś ma głowę / łeb do czegoś, ktoś biega / lata z wywieszonym językiem, ktoś odstawił / odsunął kogoś na boczny tor’’(ibidem). L'uso di questa sinonimia nel discorso pratico probabilmente sarà commisurato con il livello di istruzione del parlante, la sua posizione sociale e situazionale.
Per quanto riguarda i modi di dire ed i proverbi - il concetto di varianti d’equivalenza si rende più applicabile, come nota Lewicki (1982 in Kosek, 2011: 12). Nella pianificazione dell’espressione lo studioso distingue i varianti: ,,l’invariabilità della componente nominale e del morfema verbale principale, ma l’incostanza dei prefissi: ktoś kładzie / składa coś na karb czegoś, ktoś kładzie / wkłada coś komuś łopatą do głowy, ktoś przkręca / dokręca komuś śrubę; l’invariabilità della componente nominale e del prefisso della componente verbale, ma imputabilità dei morfemi verbali principali: ktoś wkłada / wsadza kij w mrowisko, ktoś przerasta kogoś o głowę, coś wyleciało / wypadło / wyszło komuś z głowy; la variabilità del modo in cui si esprimono degli argomenti di predicato segnati dalla frase: ktoś rzuca kamyk do czyjegoś ogródka / ktoś rzuca kamyk komuś do ogródka’’ (ibidem) [trad. prop.]. Proseguendo il nostro discorso dobbiamo in questo momento invocare l’opinione presa da Lewicki, Pajdzińska, Rejakowa (1987: 9) citata da Kosek (2011: 15): ,,Non esistono alcune proprietà che permettono di estrarre e specificare l’unità fraseologica nel testo, per tanto, accanto alle procedure che permettono di far emergere e verificare l'unità fraseologica fissata nel testo occorre soprattutto l’intuizione del ricercatore. I fenomeni lingustici sono alquanto complicati, non esistono alcuni criteri che permettano di specficare le unità lessicali’’(ibidem) [trad. propr.]. E infine, come scrive (Kosek, 2011: 17): ,,per un’unità può essere considerata qualsiasi serie di parole, tutto quello che lingua ci porterà in bocca, perché gli elementi verbali si trovano accanto ad una genere che è classificabile’’(ibidem) [trad. prop.].
In conclusione degli esempi citati vediamo che si può costruire un numero infinito di frasi. Il compito del ricercatore è, tuttavia, fare la loro classificazione che consiste nel descriverle in accordo con i principi accettati.
Nowakowska invocando Bąba (1989: 82, in Nowakowska, 2011: 23) sottolinea che i modi di dire sono alquanto stabili nel piano strutturale e non c’è bisogno di modificargli, invece Butler (ibidem) afferma che questa norma fraseologica si caratterizza dalla mancanza dei stabilità e possiede una variazione molto ampliata che si potrebbe chiamare anche patologica perché non viene stabilita dai tipici processi regolamentati. Butler (ibidem) distingue tre tipi di varianti fraseologiche che si presentano come: ,,la posizione rigorosa, la quale, come la versione riconosce solo espressioni fraseologiche che presentano lo stesso significato, lo stesso senso emotivo e stilistico, che si differenziano solo tra di loro con la struttura gramaticale fra loro membri, o con la posizione nella frase; la posizione liberatrice che omette le differenze lessicali nelle strutture che sono considerate varianti, ma anche le loro diversità espressive e stilistiche, nella versione estrema ci si presentano anche le unità che appartengono a diverse lingue; la posizione intermedia che permette di trattare come varianti anche locuzioni fraseologiche che si differenziano dal punto di vista lessicale’’ (Nowakowska, 2011: 24). La posizione liberatrice, secondo Lewicki (ibidem), si presenta nella maggiorparte delle comparazioni fraseologiche e ha lo stesso senso ‘intensivum’ e anche la stessa struttura intera. La posizione descritta come intermedia si può rinvenire negli studi scientifici di Wysoczański (2006) e Karajewski (1982) come scrive Nowakowska (2011: 24), essa ci permette di riconoscere come comparazioni: ,,wesoły / wesół jak rybka, serce bije jak młot / jak młotem, siwy jak gołąb / jak gołąbek, e altre come: usta / wargi spalone jak w gorączce, gapić się jak sroka w kość / w gnat, ed inoltre: padali jak gruszki / jak jabłka z drzewa, świergocą jak ptaki / jak wróble’’(ibidem). Proseguendo notiamo che la studiosa (2011: 27) parla anche di altri due tipi di varianti: quelli grammaticali distnti nei varianti: fonologici, flessivi, locutivi ed i varianti lessicali. ,,Il problema difficile da risolvere è il numero dei componenti appartenenti ai diversi varianti: oczy błyszczące jak węgle – oczy błyszczace jak dwa węglę, brzmi jak bajka – brzmi jak bajka o żelaznym wilku’’(Nowakowska, 2011: 29) [trad. propr.]. Infatti, il problema è molto ampio e il suo riconoscimento presenta un certo numero di ricercatori come Ignatowicz-Skowrońska (2011: 33 - 45) nell’articolo intitolato: ,,Wariancja frazeologizmów na płaszczyźnie ich schematów walencyjnych (obserwacje z poziomu normy frazeologicznej’’. La studiosa ha presentato lo schema della qualità di valenza e ha notato diversi tipi di valenza nei dizionari, che poi ha classificate come: i varianti di valenza motivati dal fattore semantico-selettivo; sintattico-quantitativo, diviso in tre parti: differenziati dalla quantità, che aprono il posto a diverse parti della frase, o posizioni; varianti di valenza di tipo morfologico-categoriale, che aprono il posto per la posizione analitica degli aggetivi, e le posizioni alternative. Koziara (2011: 49) occupandosi del problema della valenza nella Bibbia ci mostra: ,,il cambiamento dei componenti nella frase come: kainowe plemię // plemię kainowe; czoło miedziane // miedziane czoło; le differenze dell’utilizzo lessicale dei componenti: kamień młyński u szyi / na szyi; zetrzeć (coś / kogoś) na proch / w proch; facoltatività all’interno della categoria morfologica: hiobowa wieść // hiobowe wieści; dać / dawać świadectwo; intercambiabilità dei lessemi equivalenti dal punto di vista semantico e stilistico: kraj / ziemia / kraina mlekiem i miodem płynąca; strzec / pilnować jak oka w głowie; omissione del/dei componente/i non constitutivo/i: Duch wprawdzie ochoczy, ale ciało mdłe // Duch ochoczy, ale ciało mdłe; Niech / niechaj nie wie lewica, co czyni / daje prawica // Nie wie lewica, co czyni / daje prawica’’. Dziamska-Lenart (2011: 57) ha distinto: ,,le varianti fonetiche: (dać arbuza – dać harbuza, ani w ząb – ni w ząb, bieda z nędzą – bida z nędzą); le varianti flessive: (chylić czoło – chylić czoła, popuścić cugle – popuścić cugli, przyjść z pustymi rękami - przyjść z pustymi rękoma); le varianti formative: (zdrowy jak ryba – zdrów jak ryba, małe piwo – małe piwko, droga cierniowa – droga ciernista, pięta Achillesa – pięta achillesowa); le varianti sintattiche: (rzucić kamieniem na kogoś – rzucić kamieniem w kogoś, przepaść jak kamień w wodzie – przepaść jak kamień w wodę ...)” [trad. propr.].
La nostra intenzione era quella di mostrare la vastità del problema. Ora sulla base di fonti letterarie analizzeremo i significati dei colori e le loro applicazioni fatte attraverso le immagini che si sono create nei pensieri dei parlanti di lingua italiana.

2.7. Breve analisi dell’applicazione dei colori
Presupponiamo che con dei precisi cambiamenti nelle società avranno di sicuro il luogo dei cambiamenti nell’ambiente lessicografico. Come possiamo leggere nel libro intitolato: La letteratura per l’infanzia di Pino Boero e Carmine De Luca (2009: 290): ,,si affermano la centralità del linguaggio verbale, il suo radicamento nella vita biologica, emozionale, intellettuale, sociale, la pluralità delle capacità linguistiche; indicano l’inefficacia e i limiti della pedagogia linguistica tradizionale [...] il concetto di lettura cambia...’’. L’uomo traduce in simboli questo che gli si presenta, questo che sta succedendo ottorno a lui. I nostri pensieri e le nostre sensazioni ed i vari sentimenti in relazione ai fenomeni o cose si manifestano nella varietà dell’uso delle diverse forme del linguaggio verbale, che si riferisce a quello mimico, del corpo, della musica, o iconografico. Vedendo una bandiera bianca appesa alla finestra pensiamo subito che colui che l'ha appesa voglia arrendersi, allora è il simbolo dell’armistizio. Essere considerato un codardo in Inghilterra nell’epoca Vittoriana era uguale al ricevimento di una penna bianca che portava codesto significato della sublime umiliazione. Il fumo nero o bianco che esce del camino di un casale potrebbe dire da una parte che fosse ora del pranzo, o di cena. Come scrive Pogwizd (2011: 264) ,,nel dizionario di Ożegowa il colore nero viene definito come il colore di carbone e di fuliggine’’(ibidem). In inverno questo fumo significherà di sicuro che ci sia calore nella casa, allora avrà in tutti e due i casi delle buone connotazioni, invece dall’altra parte potrebbe significare la minaccia del fuoco. Così quando pensiamo al fumo uscente dal camino del Vaticano durante i giorni delle elezioni del Papa, sappiamo subito se il Papa è stato eletto, o no. ,,Il colore nero, accanto al colore bianco e grigio è classificato come il colore acromatico. Con esso è possibile scurire i colori cromatici’’ (ibidem). Anche il fumo bianco o nero si ottiene grazie alla bruciatura delle sostanze specifiche – carta o legno.
Nell’aerea linguistica così ricca e significativa come l’aerea italiana, oltre al riconoscimento della lingua nazionale è importante ,,il riconoscimento del valore del dialetto come base di apprendimento della lingua nazionale e di sviluppo delle capacità comunicative, ‹‹va anche rispettato l’eventuale uso del dialetto in funzione dell’identità culturale del proprio ambiente››, [...] ‹‹la particolare condizione linguistica della società italiana, con presenza di dialetti diversi e di altri idiomi [...] richiede che la scuola non prescinda da tale varietà di tradizioni e di realtà linguistiche››’’(Boero e De Luca 2009: 289). Il dialetto, la prima lingua di ogni società, penetra nel linguaggio portando vari usi delle forme famigliari.
Viste le altre culture passiamo sul campo della lingustica russa. Troviamo qui una forma che si chiama czastuszki. ,,Questa è una forma originale della lirica folcloristica. Una delle più attive forme popolari, del folclore russo in tutta la Russia, sia nelle campagne che nei mass media. È presente anche nei cartoni animati all’occasione dell'anno nuovo con i personaggi famosi come Putin i Miedwiediew che riassumono l’anno vecchio e accolgono l’anno nuovo’’ (Pogwizd, 2011: 264) [trad. propr]. Secondo la ricerca, questo genere è relativamente nuovo, è sorto negli anni Ottanta del XIX secolo. Come abbiamo già notato, per la simbologia di colori conta il fatto del confronto di essi con i sostantivi i quali portavano l’immagine dell’oggetto. Komorowska (in Pogwizd, 2011: 264- 265), l’autrice dell'opera: ,,Barwy w języku polskim i rosyjskim” ha proposto di condurre il procedimento della profilazione del bianco e del nero nelle cinque sfere: ,,il colore di pelle, l’ora del giorno, nei valori del bene e del male, nella descrizione umana, della sua vita e dell’ambiente, definizione della salute e della malattia e anche dello stato emotivo’’(ibidem) [trad.propr.]. Pogwizd (ibidem) richiama una particolare attenzione all'uso dei colori specifici in russo. A questi colori, senza dubbio, appartniene il lessema che indica il colore: чернобровы – il quale, in polacco possiamo tradurre come: czarnobrwiowy / czarnobrewka - indicando le sopracciglia. La presenza di questo colore in russo come epiteto è così popolare da venir spesso assegnato alle persone (alle donne) per sottolineare la loro bellezza ed il loro valore estetico. Questo colore è penetrato anche nell‘ambiente dei cognomi russi.
Avevamo invocato sia la scuola italiana sia quella russa per quanto riguarda il pensiero linguistico, perché siamo consapevoli dei cambiamenti svolti attraverso delle scuole, dei programmi. In Italia con il ministro Moratti si metteva attenzione ai testi multimediali, al lessico i quali riescono a cambiare al più presto la realtà socio-linguistica. Sappiamo che dal 2007 con il Ministero Fioroni il libro, la lettura ritorna a scuola per diventare lo scudo principale dell’insegnamento italiano e che con lo sviluppo della società ed i mezzi di comunicazione cambierà aspetto linguistico, e non siamo affatto contro questi cambiamenti ma nello stesso tempo siamo dei propagatori della conoscenza delle buone usanze della lingua e della parlata che mostri un livello distinto da quello volgare in cui si dimentica il buon uso.
Adesso facciamo una breve presentazione della realtà linguistica, ma siccome essa, come avevamo già segnalato nel 2.7. subisce una transformazione, vorremmo anche parlare degli significati dei colori ai quali si attribuiscono i tratti caratteriali. ,,I colori riescono a trasmetterci piacere ed allegria, l’angoscia e la paura, in base al nostro stato d'animo e al significato che associamo a loro. Proprio per questo motivo i colori svolgono un ruolo fondamentale nella comprensione della realtà fisica. I colori non hanno "potere" solo sulle nostre emozioni. Essi condizionano anche le scelte quotidiane. Un capo di abbigliamento, un oggetto, una tintura per i capelli o per le pareti di casa. E in base al colore che decidiamo se acquistare oppure no un determinato oggetto, o esprimiamo i nostri stati d'animo. Ecco come l'importanza del colore diventa chiara a tutti. Ma quanti di noi si sono soffermati a riflettere su cosa sono e perché il nostro cervello li percepisce in un certo modo, piuttosto che in un altro? Forse sono argomenti che abbiamo trattato durante gli studi scolastici, ma con il tempo le cose che non ci servono per andare avanti, tendono ad essere dimenticate’’ [ http://codicicolori.com/colori [accesso al sito: il 21.04.2014]]. Con codesti valori dei colori ci incontriamo spesso leggendo degli oroscopi e delle descrizioni di caratteristiche delle persone che assegnano i tratti speciali di carattere alle persone che mostrano delle preferenze a riguardo di essi.
Riassumendo, i colori sono presenti nei sentimenti e fanno parte della caratteristica della vita quotidiana: avere il sangue blu, la macchina blu (la macchina della polizia), vedere tutto rosa, mettere tutto nero su bianco, dare la carta bianca, leggere la cronaca rosa, vedere le luci rosse, il disco rosso (cioè dare lo stop a qualcosa), essere verde dall’invidia, vedere tutto rosso (essere arrabbiato), un assegno in bianco, essere bianco dalla paura, avere una fifa blu (molta paura), avere il conto bancario in rosso (conto a zero), essere nero (di pessimo umore), d’umore nero, passare le notti in bianco (non riuscire a dormire), vedere tutto nero o in rosso (in modo negativo), una settimana bianca, rimanere al verde (spendere tuti i soldi), essere rosso dalla vergogna, leggere i romanzi gialli, le cronache nere o rosse, guardare i film a luci rosa, i film gialli, passare le giornate grige, magiare in bianco, avere il pollice verde per coltivare un giorno ecc.
Adesso dal 2.7.1 al 2.7.6 presenteremo i collegamenti ed i connotazioni dei lemmi di colore. Proseguiamo con il nostro primo colore: il bianco.

2.7.1. Connotazione nominale del lemma bianco, esempi
Abbiamo già parlato molto del simbolismo del bianco, ma non abbiamo ancora puntato verso la pubblicità. Basta andare a vedere gli attrezzi sanitari nel bagno e vediamo che: il lavandino, la vasca da bagno, la doccia e servizi igienici sono in genere bianchi, nella camera da letto le lenzuola sono bianche, o non, ma in pubblicità televisive codesto aspetto è spesso sottolineato e bisogna collocarlo con la cultura e l’igiene. Bianco come il latte (può significare anche un apprezzamento per il colore della pelle), o bianco come uno straccio/cencio/panno lavato (può essere anche usato nel senso di molto pallido, in relazione a una malattia o uno spavento). Le donne italiane, avendo appeso il bucato, i panni distesi al sole fuori di casa, meritavano degli elogi da parte dei vicini e così pian piano construivano di śe l’aspetto delle donne sagge, le quali ai sensi del proverbio – la donna saggia edifca la casa, la donna stolta rovinerà con le sue mani quella già costruita – diventavano apprezzate/stimate/ammirate nella società, nella comunità, difendendo l’immagine della massaia italiana parsimoniosa, frugale, e con una grande consapevolezza della casa, della famiglia e ovviamente del marito. Le inbiancature delle case al Sud d’Italia sono collegate con delle pestilenze e invasioni degli spagnoli e gli altri popoli, allora ci accorgiamo subito che il bianco è il colore dell’igiene oggi trasmesso sui saponi o detersivi ed altri prodotti. Questi forti legami nominali si possono osservare nelle varie lingue. In seguito ne presenteremo alcuni. Il gesso, luna, carta, tela, lenzola, parete sono bianchi come mostra (Skommer, 2006: 195): ,,Kreda [...] Pol.- biały [blady] jak kreda. Por.- kreda, księżyc, papier, płótno, prześcieradło, ściana’’; anche - La farina, il latte: - Mąka Pol.- biały jak mąka. Por. mleko’’(ibidem, 2006: 200); Mleko Pol. – biały jak mleko, mgła jak mleko’’(ibidem, 2006: 195). Accanto alla comparazione tipica come bianco come la neve sia nella lingua norvegese sia in quella polacca esistono, come scrive il ricercatore, diversi determinanti del colore bianco che mostrano la gamma del significato espresso, come nella lingua polacca accanto al latte abbiamo: alabastro, wafer = cialda, marmo, cigno. Poi il valore del bianco prendono: ,,Papier Pol.- blady [biały] jak papier. Por. chusta, kreda, księżyc, płótno, prześcieradło, ściana’’ (Skommer, 2006: 208); ,,Prześcieradło [...] biały [blady] jak prześcieradło’’(ibidem, 2006: 195). In italiano abbiamo anche bianco come un morto e per molti descrizioni dell’aspetto fisico come descrive (De Amicis, 1985: 9 – 11): ,,…la barba un poco più bianca…[…], col viso bianco…[…], il Direttore si arrestò un momento, pallido,…”. Skommer (2006: 195) ha notato che il lenzuolo accanto al gesso in norvegese mostrano una connotazione comparatrice della pallidità fissata fortemente. In francese, come in italiano troviamo gli stessi legami del bianco: ,,L’autre jour, j’ai été malade, j’ai passé une nuit blanche (= je n’ai pas dormi), j’étais blanc comme un linge.’’(Miquel, 2001: 20); ,,Passare la notte in bianco – Spędzić bezsenną noc. La notizia della sua madre mi ha talmente colpito che ho passato la notte in bianco. Wiadomość o jego śmierci tak mnie poruszyła, że spędziłem bezsenną noc” (Zardo, 2000: 30). Nella lingua polacca possiamo notare come in francese e italiano: ,,Białe noce - notti bianche’’(Mazanek, Wójtowiczowa, 1988: 17). Drzymała (1993: 81) invece ha segnato il mistero al bianco: ,,Essere come la luna. Con Sara non si sa mai – è come la luna. Essere come la luna si combina con la bianchezza o misteriosità. Un’altra invocazione dei colori dal grigio attraverso il rosso fino al bianco porta il significato di essere imprevedibile. Proseguendo con il bianco del lenzuolo, possiamo nominre il fatto che esso può simboleggiare la malattia e una grande fatica, oppure può essere verificato come lo stato d'animo esprimente il valore dell’insensibilità e di essere indifferente: ,,Śnieg [...] Pol. – biały jak śnieg, dbać [o coś] jak o zeszłoroczny śnieg’’(Skommer, 2006: 196). L’autore scrive che in tal caso abbiamo un prototipo referenziale del bianco dove il referente: dbać jak o zeszłoroczny śnieg presenta un forte significato di non preocuparsene affatto o come nell’esempio succesivo dove si parlerà delle forti emozioni che provocano pentimento o dolore: ,,Il m’a expliqué d’une voix blanche toutes les horreurs qu’il a vues pendant cette guerre: il a vu des enfants se battre à l’arme blanche (≠ arme a feu).’’(Miquel, 2001: 20). Pertanto si presenta una caratteristica comune di bianco che mostra: la purezza, insonnia, nobiltà – caso: ,, e la traccia del tempo che passa – come: .
Un’altro esempio parlerà dell’onestà dell’uomo: ,,Ce politicien n’est pas blanc comme neige, il n’est pas très honnête. On l’accuse d’avoir blanchi de l’argent (= dissimulé de l’‹‹argent sale››, de l’argent de la drogue par exemple). C’est pour cette raison que j’ai voté blanc aux dernières élections: j’ai mis un bulletin blanc (= vide) dans l’urne.’’(ibidem). Qui si parla del viso di un politico che non sembra essere bianco come dovrebbe essere. Si mette a confronto il colore bianco con essere onesto. Questi esempi della forte connotazione si individuano anche nella lingua italiana e polacca.
Avendo parlato del valore negativo del bianco avevamo menzionato questo colore come il colore del lutto nella tradizione di alcuni popoli tra cui in cinese. Poi il bianco si può presentare in generale come il colore di qualsiasi vestiti. Nel primo caso: ,,Sono gli unici scaricatori del mondo che si vestono di bianco. Il lavoro è un fatto rituale e lo rispettano con un abito da cerimonia’’ (Zavoli, 1970: 154). Nella citazione presentata presa dal libro: ,,Viaggio intorno all’uomo’’si parla dello scarico delle navi di grosso carico nel porto di Bombay. Questi abiti da ceremonia hanno ovviamente doppio significato come quello della ceremonia e del lutto. Nel secondo caso del bianco in generale come vestito dobbiamo invocare il detto che: il bianco fa ingrassare invece il nero sfina. Nel senso negativo il bianco si presenta nel costrutto: ,,Biała śmierć – morte bianca’’ - evoca l'immagine di una polvere bianca che è un potente farmaco che può causare la morte della persona che lo utilizza (Mazanek, Wójtowiczowa, 1988: 22). Si tratta di espressioni che hanno sia in polacco sia in italiano lo stesso modello strutturale.
Ma da dove viene il bianco e come ottenerelo? La risposta è semplice, e chiunque può trovarla in Internet. ,,Il bianco è la combinazione di tutti i colori dello spettro elettromagnetico. Facendo passare il colore bianco attraverso un prisma di cristallo, si crea un arcobaleno di colori. Unendosi formano il colore bianco’’ [http://codicicolori.com/significato-dei-colori/significato-del-bianco [accesso al sito il 21.04.2014].]
Abbiamo invocato questa citazione per mostrare grande possibilità di referenti di questo colore. Parlando della tavola ci possiamo riferire o al vino, carne, formaggio od altri come nella frase: ,,J’aime le raisin blanc, la viande blanche (veau, volaille) et le pain blanc.’’ (Miquel, 2001: 20). Gli stessi referenti sono ugualmente forti nella lingua francese e in quella italiana.
Il bianco come il colore della saggezza non solo assegnata alla vecchiaia, alle persone anziane può essere esspresso nella frase seguente: ,,Mon chef m’a donné carte blanche: je peux décider librement, comme je veux.”(ibidem). ,,Avoir la carte blanche” cioè essere libero nel procedimento, non avere nessuna urgenza: ,,Dare carta bianca a qlcu fig. Posso mettere alla porta chi mi piace – il direttore mi ha dato carta bianca per quanto riduarda i licenziamenti’’(Drzymała, 1993: 67). E infine il colore bianco indica una reazione improvvisa: ,,di punto in bianco – nagle, niespodziewanie. Stavamo parlando tranquillamente quando, di punto in bianco, s’è arrabbiato. Rozmawialiśmy spokojnie, kiedy zupełnie niespodziewanie się rozgniewał” (Zardo 2002: 170). Meisels (1986: 249; 213) invece traduce questo modo di dire come: ,,ni stąd ni zowąd” o come ,,nagle”.
Abbiamo presentano gli esempi dove il colore bianco è stato posto come un segno del libero procedimento che dava la libertà in azione e d'altronde ha inscenato qualcosa d’inaspettato per i lettori polacchi come: ,,la mosca bianca – biały kruk, [...] mettere nero su bianco napisać (oświadczenie)” Meisels (1986: 213).
Per quanto riguarda il bianco del pronto soccorso, questo colore significherà anche non urgente invece se ci saranno altri due colori come verde e soprattutto il rosso del sicuro avranno la precedenza.
Abbiamo mostrato un grande strumento linguistico nel quale lemma bianco può suonare diversamente portandoci dei quadri rispettivi al suo collegamento. Adesso vogliamo finire con l’immagine che ci accompagna fin dai bambini nelle favole. Da una parte sentiamo nominare una pecora bianca che non è tanto saggia, dall’altra parte si parla del brutto anatroccolo che fu un cigno grigio, giovane ed ingenuo, ma il bianco dovrebbe essere presente nelle favole come un simbolo di giovinezza e di impotenza. La principessa Biancaneve è il simbolo di delicatezza e di bonta. Nella frase: ,,Comme cette ville épouvantable, sans aéroport; cette ville grise d’où l’on ne peut pas s’enfuir et où personne n’arrive jamais, aucun valeur de coeur, aucun chevalier blanc sur un cheval blanc. Come in questa terribile città senza aeroporto; questa città grigia in cui non si può sfuggire e dove nessuno capita mai, nessun valore del cuore, nessun cavaliere bianco su un cavallo bianco’’(Delacourt, 2012: 12) [trad.prop.]. Presentando un quadro dal quale si affaccia il cavallo bianco abbiamo in mente la speranza nel bel futuro che ci sorprenda. Dunque questa ultima frase porta il significato che tutte le persone che si avvolgono in bianco sono piuttosto delle persone ingenue perché hanno una grande fiducia nelle persone e grande fiducia nel futuro. Da una parte le si può presentare come fataliste e dall’altra come le persone creative. Meisels (1986 : 213) nel suo dizionario presenta inoltre: ,,bianc|co (pl m ~chi) […] cavallo ~co siwek, siwosz; […] un bicchiere di ~co, un ~co kieliszek białego wina; […] dare il ~co bielić (ściany)…”. Skorupka (1996: 98) – invece nel suo dizionario elenca: ,,orzeł - aquila . Mentre nel Dizionario della lingua polacca contemporanea di Dunaj (1996: 55) troviamo biała: ,,flota [...], kawa […], gorączka […], sala […], śmierć […]; białawy […]; białe: małżeństwo […],mięso […], niedźwiedzie […], noce […], pieczywo […], szaleństwo […], tango […], wino […]; białko […]; białkować […], -kowy […],-kówka […],-o[…], -o-czarny […],-odrzew […], -oruski I […] i II […], -ość […], -y I […] i II […], -y: dom […], -jak gołąb […], -kruk […], -murzyn […], -sport […], -walec […], -wiersz […], -wywiad […]’’. Questi esempi mostrano chiaramente qual’era la priorità nella creazione di un dizionario. Dai dizionari di Dunaj (1996) e di Skorupka (1996) fanno uso gli esperti della lingua polacca, invece quello di Meisels (1986) viene usato principalmente dalle persone che parlano la lingua italiana. Non possiamo alla fine dimenticare al proverbio che invoca il bianco chiuso nelle perle: ,,Buttare (Gettare le) perle ai porci fig. In quei felici anni andavo in giro per le campagne con i miei discorsi, ma non era altro che buttare perle ai porci’’ - Fare qualcosa che non funziona, senza esito positivo, inutilmente (Drzymała, 1993: 51). Kuleszewicz (2003) scrive che pensando alle perle si configura il colore bianco come il colore che è immacolato.
Avendo delineato numerosi esempi di bianco nel 2.7.1. passiamo alla presentazione del lemma oro.

2.7.2. Connotazione nominale del lemma oro, esempi
Le sfumature d’oro sono numerose, tra cui: oro vecchio, vivo, vivo smorto o oro verde. Oggi non viene presentato sotto un simbolo chimico ‘Au’, ma come il metallo raro di colore giallo lucente, inattaccabile dall’atmosfera, prezioso e di bontà. A causa della sua rarità sono stati impastati da esso gli oggetti più preziosi, sia decorativi che gli articoli per la casa e i gioielli. Era ed è, un materiale primario del pagamento dal quale si coniava le monete. La sua posizione è forte: l’oro ha buone conotazioni. Nella lingua polacca ha il significato sia aggettiviale sia avverbiale e abbastanza liberamente si collega al soggetto di base per esempio: ,,pracować jak złoto, chłopaki jak złoto’’(Skommer, 2006: 231). Ci si trovano delle forti locuzioni figurative come: ,,non fare una cosa per tutto l’oro del mondo a nessun prezzo, a nessuna condizione; vale tant’oro quanto pesa vale molto, detto sia di una cosa preziosa, sia di una persona ricca e di qualità; prendere tutto per oro colato, credere a tutto con la massima ingenuità fino all’eccellenza dell’oro: un uomo, un cuore d’oro, persona di straordinaria bontà; età dell’oro, età primitiva nella quale tutto sarebbe stato semplice, puro, felice; libro, albo d’oro, nel quale vengono notati fatti gloriosi, nomi insigni; secolo d’oro, quello che si considera il più splendido nello svolgimento della civilità o di una letteratura, di un’arte e sim.; anno d’oro, quello che è stato il più proficuo ai fini di un determinata attività ǀ oro nero, (fig.) il petrolio ǀ prov: non è tutt’oro quel che riluce, l’apparenza spesso inganna; le ore del mattino, hanno l’oro in bocca, sono quelle più utili a svolgere un lavoro’’ . [http://dizionarioitaliano.it/oro-/ [accesso: il 22.04.2014].] Questi esempi confermano pienamente un grande apprezzamento per il valore dell'oro. Esso può essere: giallo, vecchio, vivo, verde, lucente o nero ma è sempre importante per un umano. Nella letteratura troviamo spesso, prima di tutto - quando si descrivono dei poveri fanciulli - dei riferimenti alla pelle sana e abbronzata come: ,,Mâchoire volontaire, regarde sombre, accent italien à se pâmer, soleil, peau dorée...,- Mascella volontario, aspetto oscuro, un accento delicato, il sole, pelle dorata...’’ (Delacourt, 2012: 15) [trad. propr.]. Si può trovare altri usi di questo colore con gli abiti, il trucco, il colore di capelli. Vale la pena analizzare anche una citazione presa da ,,La Stampa’’ del 22/10/2012, apparsa nell’articolo intitolato: ,,Chi sono i santi più strani?’’, a cura di Giacomo Galeazzi. Questo brano scritto dalla Città del Vaticano tratta delle persone che sono sugli altari. All’occasione della ceremonia della canonizzazione si parla di un qualcosa ‹‹di strano›› che indossa Benedetto XVI. La descrizione del «fanone papale» indica dei colori seguenti in cui l’oro: ,,…è un ornamento omerale: si tratta di una doppia mozzetta circolare di sottilissima seta tessuta a strisce parallele di colore rosso, bianco, giallo-oro ed amaranto. [...] Il simbolismo del fanone rappresenta lo scudo della fede che protegge la Chiesa cattolica, rappresentata dal Papa. Le fasce verticali di colore oro e argento rappresentano invece, l’unità e l’indissolubilità della Chiesa latina e orientale’’ . [Galeazzi (2012) [acesso: il 22.04.2014].] Il secondo articolo del 16/09/2009 dello stesso sito, però non firmato, intitolato ,,Miss Italia, concorso diventato mito’’, parla dei primi concorsi dove si sta tornando negli anni quaranta, e in particoloare viene scritto che: ,,… il 1947 l'anno d'oro per il cinema con l'elezione di Lucia Bosè e sul podio con lei Gianna Maria Canale, seconda classificata, Gina Lollobrigida, terza, Eleonora Rossi Drago, Silvana Mangano” . [,,Miss Italia, concorso diventato mito’’ [accesso: il 22.04.2014].] Questo esempio conferma la grande importanza del concorso di Miss Italia. L'anno d'oro è un qualcosa di molto apprezzato, anche se le elezioni non erano niente di spettacolare.
Oltre a quanto abbiamo accennato di questo colore affrontando siti web leggiamo: ,,Oggetti d'oro Sinonimo: gioielli: gli oro di casa; (scritto con l'articolo ,,gli” e il sostantivo al singolare fa riferimento al plurale) Uno dei quattro semi delle carte da gioco napoletane Sinonimo: denari; aggettivo relativo non derivati dal lemma: (1) aureo’’ . [http://www.dizionario-italiano.org/Oro, [accesso: il 22.04.2014].] Nel dizionario a cura di Dunaj (1996: 1364 -1365) oro è presentato come la prima parte delle parole combinate; ,,złotodajny [...], -rudy [...], -włosy [...], złotówka [...], -wkowy [...], złoty I [...] i II [...], -[kokosowy] interes [...], -_środek [...]’’. E finalmente nel senso figurativo di qualcuno buono si dice: ,,Avere le mani d’oro fig. Il maestro Ferri tutti se lo strappavano nel paese – aveva le mani d’oro e non c’era cosa che non sapesse fare. [...] Avere un cuore d’oro fig’’(Piotr Drzymała, 1993: 43/47). Tutti gli esempi citati sopra confermano il valore attribuito al colore oro come: denaro, mezzi di pagamento con il grande valore, bontà, l'azione del cuore.
Dopo aver fatto una breve analisi del color oro dove abbiamo mostrato un alto valore culturale di questo colore passiamo nel 2.7.3. alla presentazione del lemma giallo.

2.7.3. Connotazione nominale del lemma giallo, esempi
Non è facile trovare collocazioni positive del colore giallo nei libri o nei giornali, non è un colore pregiato. Allora mostreremo alcuni esempi e presenteremo un breve materiale dal dizionario di Dunaj (1996) ma prima guardiamo la stampa italiana. Nell’articolo intitolato: Perché il Premio Strega fa tanto discutere? di Tortello (2010) abbiamo trovato questo colore come il simbolo che descrive il fomoso liquore: ,,Trovano un mecenate nell'estroverso Guido Alberti, industriale di Benevento, proprietario della casa che produce il famoso liquore di colore giallo” [Tortello (2010). Perché il Premio Strega fa tanto discutere? [accesso: il 12.07.2014]] Si può concludere che in questo caso se il liquore è famoso anche il suo colore giallo ha una connotazione positiva. Invece nell’articolo di Talarico (2011) Acqua: perché e cosa si vota?, è nominato nel caso di una descrizione delle schede elettorali: ,,Il referendum popolare n. 2 (scheda di colore giallo)’’ .[Talarico (2011). Acqua: perché e cosa si vota? [accesso: ibidem].] Supponiamo che in questo caso il colore ha una connotazione neutra, ma ne non siamo sicuri. Se nella mente degli uomini codesta connotazione è negativa, avrà un impatto negativo sulle scelte politiche. La questione rimane aperta. Nel terzo articolo intitolato: Chi spende tanto per questi quadri? di Rigatelli (2013) che parla di quadri più pregiati al mondo troviamo il giallo nel caso della descrizione fatta da un critico: ,,Come recita il titolo del giallo scritto dal grande critico d’arte Federico Zeri: «Mai con i quadri»” . [Rigatelli (2013). Chi spende tanto per questi quadri? [accesso: ibidem].] Il giallo: cioè in questo caso un romanzo giallo. I famosi girasoli gialli di Van Gogh sono probabilmente unici nel suo reggere, così, il colore viene associato positivamente. Esso appare anche nei titoli degli articoli della stampa: ,,Il giallo di Garlasco, dov'è la verità oltre le perizie?”, di Zancan (2009) , [Zancan (2009). Il giallo di Garlasco, dov'è la verità oltre le perizie? [accesso: ibidem].] dove leggiamo ,,Tutto il dibattimento è incentrato sulle prove scientifiche, con battaglie di periti e vivisezione della scena del crimine. A Garlasco il sangue sul pavimento e sulla bicicletta, oltre alla perizia sul pc di Alberto Stasi. A Cogne le macchie sul pigiama e quelle sugli zoccoli di Annamaria Franzoni. A Perugia le impronte sul coltello, forse impugnato da Amanda Knox” il colore viene presentato come delle tracce del crimine. Di nuovo risulta dal senso di un articolo che tratta della ricerca svolta nelle Pompei e viene presento come la mancanza di fiducia, Come si riuscirà a salvare Pompei?, di Mattioli e Salvaggiulo (2011): ,,L’Italia ha incassato a malincuore il «cartellino giallo» e per evitare che diventi rosso ha accettato il «tutoraggio» dell’Unesco...’’ . [Mattioli, Salvaggiulo (2011). Come si riuscirà a salvare Pompei? [accesso: ibidem].] Quello che viene collegato ai titoli dei giornali, tuttavia, non è un'immagine positiva per il colore giallo. E finalmente possiamo dire che prima di tutto, il giallo è associato alle carateristiche dei sentimenti negativi come esempio possiamo citare dalla Stampa l’uso di giallo da Molinari (2012) chi parla di politica, delle dimisioni di Petraeus nell’articolo intitolato: Perché Petraeus si è dimesso? Egli ha scritto: ,,È il primo giallo’’ , [Molinari (2012). Perché Petraeus si è dimesso? [accesso: ibidem].] indicando la connotazione negativa a quanto delimitante nella percezione dei sentimenti. Allora il giallo è presentato come il signale di quarantena rapresentado la zona gialla (avere la facia gialla, espressione mal giallo indica l’itterizia), la gelosia o l’invidia e la viliaccheria (ridere giallo, o essere giallo dalla rabbia) (cfr. Faloppa, 2000: 21). Il giallo rappresentava e presenta nella storiografia delle categorie di persone e i popolazioni i condanati a morte come i lebbrosi (la croce gialla, la bandiera gialla), o stella gialla degli ebrei (cfr. Fresu, 2006: 167).
Il giallo nel dizionario a cura di Dunaj (1996: 1389 -1390) è presentato sotto i lemmi: ,,żółcić [...], -_ się [...], -cieć [...], -cień [...], -ciowy [...], -ciutki [...], -ć I [...], -ć się {w kimś} burzy [gotuje, zagotowała] [...], -knąć [...], pożółknać [...], zżółknąć [...] – anche di – z zazdrości [...], -taczka [...], -ta febra [...], -tawo [...], -awy [...], -tek [...], -tko [...], -to [...], żółto- (come la prima parte di parole composte, ed gli aggettivi composti), -dziób [...], żółty [...]’’. In italiano si può diventare gialli o anche verdi dalla bile o invidia, cioè diventare lividi per la rabbia come nella lingua polacca, ma dall’altra parte non possiamo dimenticare che funziona in italiano anche il detto: sono verde dalla rabbia, avere l’umore grigio o fare una grigia – fare una brutta figura. Tra la lingua italiana e polacca si vedono le somiglianze nell’uso del giallo: in primo luogo ci sono le connotazioni pertinenti associate al colore giallo, in secondo luogo nella pittura e nella natura il giallo è attribuito al colore del sole, girasoli, dà un senso di calore.
Svolta la valutazione del colore giallo, presenteremo l'analisi del colore che in contrasto con il giallo ha numerose connotazioni positive, ovvero del blu.

2.7.4. Connotazione nominale del lemma blu, esempi
Abbiamo già nominato connotazioni semantiche del lemma blu come quelli di purezza dove si pensa di acque oligo-minerali, pulizia dove si invocano i mari od i cieli, ma può anche indicare da una parte le cose divine, dall’altra invece presentare: l’auto o il telefono blu che porta il significato di sicurezza, certezza di privilegi. Quest’ultimo favore è indicato da parcheggio, striscia o fascia blu. Nel campo d’abbigliamento funziona: blu e marrone fa cafone che tratta d’abbigliamento inadatto.
Facendo la ricerca abbiamo trovato gli esempi in francese, che non sempre portano equivalenza totale in italiano, considerando la vicinanza delle lingue. Come esempi possiamo nominare: ,,Est-ce que je peux payer par carte bleue? (= terme usuel pour une carte de crédit)’’ (Miquel, 2001: 20) – Posso pagare con carta di credito? (= termine usuale per una carta di credito) [trad. propr.]. In tal caso c’è l’equivalenza nulla se predndiamo solo l’espressione ‘carte bleu’. ,,J’ai failli avoir un accident, j’ai eu une peur bleu (= une grosse peur)’’ (ibidem) - Ho quasi avuto un incidente, ero terribilmente spaventato [trad. propr.]. ,,Quand elle est sorti, huit mois plus tard, elle était bleue. Son coeur était muet’’(Delacourt, 2012: 16) - Quando è stata rilasciata, otto mesi più tardi, era blu. Il suo cuore era silenzioso/muto. In italiano si può prendere una fifa blu il che significa spavenatarsi a morte, ma nello stesso momento questa frase può essere sostituita da: essere bianco dalla paura. ,,Pour faire les travaux, j’ai mis son bleu de travail (= vêtement de travail)’’ (Miquel, 2001: 20) - Per fare il lavoro, ho messo il suo abbigliamento da lavoro (= il suo blu in francese) [trad. propr.]. ,,Claire est très sentimentale, elle est vraiment fleur bleue’’(ibidem) - Claire è molto sentimentale, è davvero un fiore blu [trad. propr.], invece essere sentimentale in italiano porta il significato: vedere tutto rosa (vedere tutto positivo).
Dall’altro punto di vista possiamo trovare come nell’articolo: Cosa sono il Porcellum e il Mattarellum? di Schianchi (2012) un frammento con utilizzo sia del blu sia del rosso: ,,I quesiti sono due. Nella sostanza, entrambi chiedono l’abrogazione dell’attuale legge elettorale, il cosiddetto «Porcellum». Il primo quesito, di colore blu, ne chiede l’abrogazione in blocco; il secondo, individuato dal colore rosso, mira allo stesso risultato attraverso l’amputazione di singole disposizioni dell’attuale legge’’ [Schianchi (2012). Cosa sono il Porcellum e il Mattarellum? [accesso: il 22.04.2014].] che conferma la possibilità di posizionare offerte di partiti o di opposizionare i privilegi.

Tuttavia, il professor Dunaj (1996: 586 - 587), nel dizionario da lui edito, sotto il lemma blu nota: ,,niebieskawy [...], niebieski [...], niebiesko [...], -(la prima parte degli aggettivi composti) [...], -granatowy [...], -oki [...], -szary [...], niebieszczeć I [...] – zniebieszczyć [...], - II [...]’’ (Dunaj, 1996: 586 -587). L'autore presenta le sfumature del blu che hanno l’importanza nella vita di ogni essere umano. Alla fine vogliamo anche invocare il detto italiano: essere blu per il freddo. Questo modo di dire indica che qualcuno ha molto freddo, si gela fino a quando prende il colore di livido di blu pallido cadaverico.
Procedendo in modo ordinato, introduciamo ora in punto 2.7.5. connotazioni del lemma rosso.

2.7.5. Connotazione nominale del lemma rosso, esempi
Siccome questo colore è vivamente presentato nella cultura polacca, inizieremo dalla presentazione del materiale dal dizionario di Dunaj (1996: 143 – 144). Sotto questo lemma troviamo: ,,czerwiec [...] (perche c’è una connotazione con il colorante che si otteneva da un insetto chiamato: czerwiec polski, czerwienić [...], - się I [...] i II [...], - się [i syn] po uszy [...], - I [...] –poczerwienić [...], szczerwienić [...], - II [...], czerwienny [...], czerwień I [...] i II [...], czerwona burżuazja [...], - kapusta [...], - księga [...], - porzeczka [...], czerwonak [...], -awy [...], -e wino [...], -ka [...], -o [...], czewono- (la prima parte delle parole composte) [...], -brązowy [...], -brunatny [...], -skóry I [...] i II [...], -ść [...], -ny I [...] i II [...], -ny jak burak [...]’’. Per confrontare queste connotazioni ci siamo rivolti ad altri ricercatori come il già citato Skommer (2006: 180-181). Egli scrive: ,,Burak. Pol.- czerwony jak burak, czerwienić się jak burak’’. Sarebbe strano dire in italiano rosso come una barbabietola – invece diciamo in italiano: rosso come un gambero, che come in polacco si riferisce al colore del viso, o colore del corpo, o del viso esposto al sole. Uno arrossisce per vergogna o timidezza. Proseguendo leggiamo: ,,W polskim referencje porównawcze czewieni są liczne, por. czerwony jak burak [krew, rak, piwonia, ogień, pomidor, indyk] i stąd bierze się ich wyspecjalizowana łaczność, np.: w odniesieniu do barwy twarzy wywołanej emocjami (czerwony jak burak) czy działaniem słońca (czerwony jak rak). Por. dąb, homar, krew, rak, ogień, piwonia’’(ibidem). Commentando questa citazione rispetto alla cultura romana, rammentando le abitudini linguistiche di persone, portatrici di una determinata lingua, vediamo che la barbabietola non fu, e oggi non è il prodotto popolare nella cucina italiana. Il gambero invece, di colore rosato o grigiastro, prende un colore rosso dopo una breve cottura ed è spesso presente sulle tavole italiane. Ci sono anche gli altri esempi che non fanno la parte comune delle due lingue come: Koral [...] Pol. – czerwienić się jak indycze korale’’(ibidem: 193); o quelli che si fanno notare nelle due lingue come: ,,Krew[...] Pol. – czerwony jak krew,{dziewczyna} jak krew z mlekiem’’(ibidem: 195) - il rosso del sangue. ,,Ogień [...] Pol. – czerwony jak ogień, różnić się jak ogień i woda, wpadać jak po ogień. Por. burak’’(ibidem: 207) – essere tutto fuoco, in fuoco, come il fuoco invoca il colore rosso che si esprime perfettamente nel detto: rosso di fuoco dura poco, ma invoca anche il colore del vino. ,,Piwonia [...] Pol. – czerwony jak piwonia. Por. dąb’’(ibidem: 211) – in questo caso possiamo invocare rosso come un rubino. Questo colore si presenta come il colore cupo, intenso e viene usato per esaltare la bellezza delle donne che dipingono con esso le loro labbra; [...] Pomoidor Pol. – czerwienić się jak pomidor. Por. dąb’’ (ibidem: 212) – in italiano rosso come un pomodoro si riferisce al colore del naso, ed anche spesso al colore del viso, invece: ,,Rak Pol.- czerwony jak rak’’(ibidem: 214) - ‘rak’ in polacco e il gambero in italiano, ma non il tumore o il cancro. ,,Róża [...] czerwony jak róża, piękny jak róża, świeży jak róża, czerwienić się jak róża’’(ibidem, 2006: 215) – in italiano rosso come il peperone o un papavero è culturalmente incorporato.
Cercando gli esempi tra italiano e francese ci riferiamo ancora una volta a quelli presi da Miquel (2001: 22): ,,Le feu est passé au rouge, les voitures doivent s’arrêter’’ - La luce diventa rossa, le auto devono fermarsi [trad. propr.]. ,,Mon compte en banque est dans le rouge, je ne peux plus dépenser un centime’’(ibidem) - Il mio conto in banca è in rosso, non posso spendere un centesimo [trad. propr.]. ,,Je ne veux pas être dérangé, j’ai mis mon numéro de téléphone sur la liste rouge’’ (ibidem) - Non voglio essere disturbato, ho messo il mio numero di telefono nella lista rossa [trad. propr.]. ,,Il a acheté un poisson rouge pour mettre dans son aquarium’’ (ibidem) - Ha comprato un pesciolino rosso da mettere nel suo acquario [trad. propr.]. ,,Thierry rougit facilement, et hier il était rouge de honte’’ (ibidem) - Thierry arrossisce facilmente, e ieri era rosso di vergogna [trad. propr.]. ,,Elle se maquille, elle met du rouge à lèvres’’ (ibidem) – Lei fa suo make-up, si mette il rossetto [trad. propr]. Questi sono gli esempi che possiedono la stessa connotazione ed equivalenza totale in italiano ed in francese. Infine per quanto riguarda il polacco e l’italiano dobbiamo dire che in italiano viene usata la comparazione: rosso come una fragola che in polacco non esiste come non esiste il detto italiano: uomo rosso e cane lanuto, piuttosto morto che conosciuto.
Così, possiamo delineare le caratteristiche comuni per il francese e l’italiano riguardanti l’uso del rosso. Esso viene presentato come un segnale di avvertimento in diversi aspetti della vita come questi finanziari, riguardanti la comunicazione. Il rosso presenta sia l’aspetto esteriore sia il benessere, come è stato mostrato negli esempi.
Ora passando a 2.7.6. procediamo con l’ultimo colore che è il nero.

2.7.6. Connotazione nominale del lemma nero, esempi
Il nero può avere numerose connotazioni e può indicare sia stati d’animo che il colore della pelle: ,,La conosco quell’arme; so cosa vuol dire quella faccia d’ariano, con la corda al collo. – (In cima alle gride si metteva allora l’arme del governatore; e in quella di don Gonzalo Fernandez de Cordova, spiccava un re moro incatenato per la gola)’’(Manzoni, 1984: 223) - nero di pelle. Piuttosto che il colore della pelle ci interessano le sfumature di nero: nero, tenebresco, buio viene espresso da nero come la fame o vedere tutto in nero - essere di pessimo umore: ,,Cet écrivain pratique l’humour noir: l’humour sur de sujets tristes ou dramatiques’’ - Questo scrittore pratica umorismo nero: umorismo di argomenti tristi o drammatici (Miquel, 2001: 20) [trad. propr.]. Quando si vede tutto in nero: ,,Il est déprimé : il a des idées noires, il voit tout en noir, il noircit tout’’- Egli è depresso: ha pensieri oscuri, vede tutto in nero, (ibidem) [trad. propr.]. Porta il significato di essere pessimisti, nei momenti difficili ci si spetta sempre il peggio, avvenimenti funestri.
Per quanto riguarda una situazione nella quale qualcuno presenta delle idee in modo chiaro ma in contrasto con la nostra esperienza o conoscenza possiamo dire: ,,Non, ce n’est pas possible, je ne te crois pas! – Mais si, regarde, c’est écrit noir sur blanc (= clairement)!’’- No, questo non è possibile, io non ti credo! - Ma, guarda, è nero su bianco (= chiaro)! (ibidem) [trad. propr.]; Lo sguardo di incomprensione fornisce il seguente modo di dire: ,,mettere qlco nero su bianco fig. Non capiva, anche se gli ho messo tutto nero su bianco’’(Drzymała, 1993: 149). O al contrario quando non si distingue il nero dal bianco, quando non si capiscono le cose essendo svagati, distratti o ingenui. Un altro esempio mostra le cose che non sono in conformità con la legge: ,,Lors de la coup du monde de football, certaines personnes ont acheté des billets au marché noir (marché illégal). Stéphanie travaille au noir (= illégalement)’’- Allo scoccare della Coppa del Mondo, alcune persone hanno acquistato i biglietti al mercato nero (mercato illegale). Stéphanie lavora sul nero (Miquel, 2001: 20) [trad. propr.].
Continuando presenteremo il nero in una connotazione negativa nel senso di essere segnato, stigmatizzato: ,,Essere la pecora nera fig. Non mi faceva affatto schifo. Anche se dicevano ch’era la pecora nera della famiglia, io la trovavo intelligente e sensibile” (Drzymała, 1993: 89). Questi esempi si mostra anche come un avvertimento. In una combinazione con il bianco rivela due lati di una stessa opera.
L’oscurità, le tenebre, il buio oppure nero come dentro di un infedele, essi possono anche indicare le anime degli infedeli non rischiarite dalla luce della fede: ,,Dupa. Pol.- ciemno [czarno] jak w dupie (u Murzyna)’’ (Skommer, 2006: 187) – indica in genere un luogo tenebresco. Nero come uno spazzacamino: ,,Kominiarz [...] Pol.- czarny jak kominiarz’’(ibidem: 193) – presenta un’immagine di qualcuno che si occupa di spazzare i camini dei casali, sporco, coperto di fuliggine. In polacco come in italiano si dice anche di una persona che presenta una forte abbronzatura. In italiano viene anche usata l’espressione: nero come un mangano che è inpolverato o semplicemente sporco. L’espressività del colore nero si presenta meglio in combinazione con la colorazione delle piume degli uccelli: Nero come l’ala di un corvo; ,,Kruk [...] – czearny jak kruk, kruczowłosy’’(Skommer, 2006: 196), L’autore citato sostiene che questo comparativo viene usato sia in lingua polacca che in lingua norvegese e tutti e due i comparativi hanno connotazioni negative. Il corvo come la gazza sono degli uccelli che vanno sempre alla ricerca di qualcosa che possono rubare e il corvo è l’annunciatore della brutta notizia.
La profondità del colore può essere espressa come: Nero come la notte o come la notte senza luna: ,,Noc [...] Pol. – brzydki jak noc (listopadowa), czarny jak noc, różnić się jak dzień i noc’’(ibidem: 216); anche come: ,,Il fait nuit noire” - È buio fitto / È notte fonda (Miquel, 2001: 20) [trad. propr.].
Skommer (2006: 187 - 216) non conferma la tesi che la notte dovrebbe avere un carattere prototipico perché è in una funzione di supporto simile a quella di: catrame, carbonio, fuliggine, ebano, terra fresca, terra santa, drappo funebre. In italiano si riferisce innanzitutto all’oscurità del luogo privo di illuminazione, ma anche al colore degli occhi o dei capelli: ,,Elle était furieuse contre moi, elle m’a regardé d’un oeil noir’’ - Era furiosa contro di me, mi guardò con un occhio nero (Miquel, 2001: 20) [trad. propr.]; nella descrizione dell'aspetto fisico: ,,Je regarde mon corps, mes yeux noirs, mes seins petits...’’- Guardo il mio corpo, i miei occhi neri, i miei seni piccoli (Delacourt, 2012: 12) [trad.propr.]. La fuliggine in lingua polacca è sempre stata associata con qualcosa di sporco e nero: Fuliggine, nero come un paiolo perché appeso al camino – nei tempi passati – fu sempre annerito di fuliggine di fumo; ,,Sadza Pol.- czarny jak sadza’’(Skommer, 2006: 216). Il carbone, oro nero, la ricchezza: ,,Węgiel [...] Pol. – czarny jak węgiel’’(ibidem: 196). Il ricercatore ha notato che la fequenza dei paragoni che si fanno in norvegese e in polacco è alta, ma non è così elevata come nei casi che riguardano: l’inchiostro, il corvo, la notte o il catrame. Alla fine il colore nero in paesi dove si produce l’uva viene associato al suo colore: ,,J’aime beaucoup le raisin noir’’ - Mi piace l'uva nera (Miquel, 2001: 20).
A questo punto vale la pena notare che il colore nero ha due qualità opposte: da un lato, si presenta come un forte confronto dei colori profondi manifestato nel colore del piumaggio degli uccelli, del carbone della notte profonda e in questo caso è dignitoso come il vestito nero, d'altra parte esprime la sporcizia o gli stati della spiritualità, e non ha delle buone connotazioni.

2.8. Conclusione
All'inizio del secondo capitolo abbiamo identificato il dizionario da noi scelto e abbiamo presentato la breve tipologia dei dizionari in generale. Ci siamo riferiti al numero di traducenti usati per i lemmi in essi.
Nel 2.3 abbiamo mostrato i tipi dell’equivalenze qualitative prese come modelli nel nostro lavoro: l’equivalenza totale, di tipo parziale e nulla che si applicano ai colori esaminati.
Dopo questa breve introduzione abbiamo fatto la sintesi del materiale presentato dal 2.4.1 al 2.4.6. cioè abbiamo selezionato i lemmi dei colori che rappresentano il corpus della nostra tesi per poter discutere nella sezione successiva il campo semantico. Abbiamo invocato sia Nowakowska (2014) sia Papiernik (2011) citando alcuni esempi interessanti della ricerca e mostrando delle funzioni positive e negative dei sostantivi. Abbiamo presentato il punto di vista di Piasecka (2011) sul campo semantico delle volgarità del linguaggio. In seguito abbiamo parlato delle diverse sfumature emotive dei proverbi a seconda di Łojek (2005) e della semantica dominante a seconda di Pięcińska (2011).
Nel 2.6. abbiamo fatto riferimento a Kosak (2011) che nominando delle espressioni linguistiche si è riferito alla loro grande varietà e abbiamo dimostrato che nella letteratura non c’è il trattamento univoco del soggeto invocando l’opinione sia di Nowakowska che parla della stabilità dei modi di dire sia quella di Butler (in Nowakowska, 2011) che vede questa norma fraseologica come priva di stabilità. Per quanto allo sviluppo dinamico della lingua abbiamo mostrato il processo al quanto difficile che riguarda il numero dei componenti appartenenti ai diversi varianti di valenza. Quest’aspetto della variante linguistica la quale chiamiamo equivalenza come scrive Koziara (2011: 47 – 53), è una delle questioni più dibattute nella linguistica.
Nel 2.7. ci siamo soffermati per fare una breve valutazione dei colori e citando Pogwizd (2011) abbiamo analizzato i significati dei colori e le loro applicazioni ai diversi modi di dire.
In seguito dal 2.7.1. fino al 2.7.6 abbiamo fatto una breve presentazione della realtà linguistica dei modi di dire dei colori scelti citando esempi soprattutto dalla lingua francese per poter poi confrontarli con la lingua italiana.
Nel capitolo seguente esporremo il nostro materiale di ricerca. Succesivamente faremo la classificazione dei modi di dire dal punto di vista dei loro componenti verbiali, aggettiviali, nominali ed altri. Il materiale verrà presentato nelle tabelle e saranno specificati i tipi di equivalenza.


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